Skip to main content

L’ipnosi e la psicoterapia ipnotica oggi

Proviamo a riassumere l’attuale concetto di ipnosi in due parole: si tratta di un mezzo di comunicazione… Come si sono evoluti il concetto di ipnosi e la tecnica ipnotica? Cosa succede oggi nello studio di uno psicoterapeuta ipnotico? .

Proviamo a riassumere l’attuale concetto di ipnosi in due parole: si tratta di un mezzo di comunicazione, cioè di una situazione che si applica tra due persone in cui la comunicazione verbale assume un ruolo diverso e più profondo ed il piano su cui si interagisce non è quello della comunicazione oggettiva, bensì quello più intimo e familiare dell’inconscio.

Per raggiungere la profondità di interazione desiderata è importante partire da quello che si chiama distacco dell’attenzione, uno spostamento dell’attenzione dell’ipnotizzando dalla realtà circostante che lo porta a toccare una sfera più ristretta e personale.

Questo è il primo passo del percorso di lavoro con l’ipnosi ed è fondamentale per rafforzare lo stato di concentrazione del soggetto; si tratta di una situazione facile da creare perché tutti la proviamo quando stiamo per addormentarci, anche se poi la trance si discosta dal sonno fisiologico, perché si tratta di uno stato alterato di coscienza; quindi si è consapevoli di quello che c’è intorno, ma l’attenzione è tutta rivolta alle proprie sensazioni e non a quelle che ci circondano e ci distraggono dalla nostra interiorità.

Il denominatore comune degli innumerevoli metodi per indurre la trance ha l’obiettivo più o meno riconosciuto ed intenzionale di restringere il campo della coscienza del soggetto attraverso una perdita di significato degli stimoli esterni, l’unico punto di contatto con la realtà da cui ci si allontana alla fine sono le parole dell’ipnotista.

Per questo motivo l’ipnosi non può essere attribuita ad uno solo dei partecipanti ma è un’interazione attiva tra ipnotista e soggetto. Per chiarire l’evoluzione del concetto di ipnosi e capire il ruolo del terapeuta e quello del soggetto partiamo dalla definizione di Milton Erickson, medico e psichiatra statunitense, maggior esperto dell’ipnosi moderna.

Per Erickson l’ipnosi è una componente comunicazionale naturale del ruolo terapeutico, si parte dal concetto antico di ipnosi, strumento teorizzato ed utilizzato da Freud, in cui il linguaggio è diretto ed autoritario e lascia poco spazio all’interazione paziente – terapeuta.
Si assiste ad una trasformazione delle parole utilizzate nella trance in qualcosa di intimo e familiare non direttivo ma persuasivo, non autoritario ma comprensivo.

Importante in questo passaggio sottolineare che l’aspetto comunicazionale è dovuto soprattutto a quello che Erickson definisce rapport terapeuta – paziente.

Cos’è il rapport?

Si tratta di una particolare situazione di fiducia, comprensione ed empatia che deve nascere spontaneamente dall’incontro tra ipnotista e soggetto. Rappresenta uno stato di armonia, in cui la persona concede fiducia al conduttore, al punto da permettergli di guidarlo e motivarlo ad esplorare il proprio inconscio.

E’ un concetto molto simile al transfert psicoanalitico, il quale considera questa carica affettiva, in senso sia positivo che negativo, che passa dall’operatore al paziente e viceversa, la parte vitale del processo terapeutico.

Un passo successivo è stato fatto da uno psicoterapeuta tedesco nel 2004, Peter ha ipotizzato che il modello di influenza terapeutica che ho appena descritto andasse oltre e diventasse una vera unità terapeutica terza, in aggiunta a terapeuta e paziente; l’ha chiamata tertium terapeutico.
Questa alleanza terapeutica secondo Peter è il vero guaritore, con la partecipazione dell’operatore che stimolandola con le parole trasforma la comunicazione ipnotica in un processo di autoguarigione.

Altro concetto di fondamentale importanza nel percorso della conoscenza della psicoterapia ipnotica è quello di inconscio, che per Erickson è il luogo dove sono contenute le risorse di un individuo, si tratta quindi di un riferimento stabile e ben definito.
Il linguaggio che un terapeuta deve utilizzare per raggiungere tale luogo deve essere “simile al sogno” cioè esprimere in modo creativo e fantastico idee che racchiudano progetti pragmatici e logici.

Facendo un passo verso i giorni nostri e rifacendomi alla corrente che mi appartiene, quella della psicoterapia ipnotica neo – ericksoniana, possiamo riassumere i concetti base dicendo che:

La trance è un fenomeno naturale che si genera nel paziente con l’intervento ed il supporto del terapeuta, in modo però da rappresentare una modalità individuale, propria del paziente.

La condotta del terapeuta nel processo di induzione ipnotica, una volta avute dal soggetto notizie sufficienti per stabilire il rapport, è volta a chiarire i dubbi e capire gli obiettivi del paziente e mai imporre i propri.

Nel processo terapeutico il lavoro viene svolto essenzialmente dal paziente, il terapeuta è un compagno di viaggio affidabile e sempre presente nel momento del bisogno.

Lo strumento principale utilizzato nella trance ipnotica, per facilitare la comunicazione con la parte inconscia, è la metafora, che altro non è che una figura retorica che trasferisce ad un oggetto il nome proprio di un altro, secondo un rapporto di analogia tra essi.

Il riferimento della metafora deve essere semplice ed intuitivo, e l’origine spontanea e discorsiva, quindi facilmente intellegibile per il paziente che deve sentirsela come propria.

Per questo motivo all’interno di una induzione lo psicoterapeuta neo – ericksoniano ripropone in forma metaforica frasi e concetti che il paziente ha esplicitato durante la verbalizzazione, in modo che solo l’inconscio possa interpretarli direttamente, mentre la parte razionale del soggetto non può capirli.

Questa azione è favorita dalla situazione che si viene a creare in uno stato di trance, cioè dall’abbassamento dell’attività dell’emisfero cerebrale che è maggiormente interessato dalla logica e di contro dalla maggiore partecipazione dell’emisfero emozionale. Le parole ed il significato che introducono all’inizio la metafora vengono prodotte dall’area razionale in cui si trovano all’inizio, e poi lentamente e forse anche disordinatamente attraverso la verbalizzazione si spostano verso l’area emozionale.

Per chiarire, la verbalizzazione è un discorso allegorico, più descrittivo che emozionale, in cui la comunicazione è enfatizzata ma ancora diretta, e quindi rivolta alla parte razionale del soggetto.
E’ importante che la verbalizzazione sia semplice da costruire e permetta al paziente di comprendere sia di cosa si sta parlando che il tipo di linguaggio usato, i contenuti sono infatti di valenza universale e non specifici.

Una volta che il paziente ha compreso il percorso tracciato con il terapeuta allora ci si può spingere più in profondità e parlare alla parte emozionale e più familiare attraverso le metafore, che al contrario sono particolari e specifiche, e non contengono messaggi standardizzati ma sono costruite estemporaneamente dal terapeuta in relazione alla situazione discussa con il paziente.

Il processo di guarigione quindi passa dalla mente razionale a quella inconscia e di nuovo a quella razionale attraverso la trance ipnotica che è per il paziente produttrice e motrice di fenomenologia immaginativa.

L’immagine mentale ha un ruolo specifico nel processo terapeutico ipnotico in quanto le immagini vissute non sono necessariamente né letteralmente quelle suggerite dall’operatore ma di fatto sono guida e supporto del paziente e attraverso di esse il paziente può riassociare e riorganizzare gli aspetti confusi dell’esperienza psicologica.

Gli utilizzi dell’ipnosi in senso moderno sono molteplici e versatili, certo non si può parlare di imprese miracolose o di grandi dannosità causate da ipnosi da circo, esiste un’area sufficientemente vasta, scientifica e pragmatica in cui ci si può muovere con questo strumento che aiuta le persone ma non promette miracoli se non quello di agire più a fondo, là dove la razionalità si ferma.

L’importante per chi usa l’ipnosi è di renderla sicura e attenta alle esigenze del paziente, scientifica quanto basta; anche perché dobbiamo sempre ricordare le parole di Erickson: “fare ipnosi è pur sempre un’arte”, quindi un corretto equilibrio tra scienza e arte presente nel cervello di ciascuno di noi può essere garanzia di obiettività da parte di chi utilizza o fruisce di questo particolare strumento.

(a cura di Dr.ssa Raffaella Buzzi)

 

Bibliografia

AA.VV. (2002), “I tre manifesti teorico – didattici” in Raccolta documentaria, AMISI, Milano.
Erickson M.H. (1982), Opere complete, Astrolabio Roma.
Mosconi G.P. (1993), Psicoterapia ipnotica. Principi e fondamenti, Piccin, Padova.
Mosconi G.P. (1998), Teoretica e pratica della psicoterapia ipnotica, Franco Angeli, Milano.
Mosconi G.P. (2008), Ipnosi neo – ericksoniana: la psicoterapia ed il training ipnotico, Franco
Angeli , Milano. Peter B. (2000). The tertium therapeuticum, Congresso EHS atti, Monaco.

Considerazioni sull’analisi bioenergetica di Alexander Lowen

Un sostegno teorico all’analisi bioenergetica è il concetto di Reich dell’unità e antitesi di tutti i processi viventi. L’unità si riferisce al fatto che l’organismo funziona come un tutto unico. Ogni disturbo coinvolge l’intera persona, cosicché non ci può essere distinzione tra malattia fisica e mentale, o tra dolore fisico e mentale…

Un sostegno teorico all’analisi bioenergetica è il concetto di Reich dell’unità e antitesi di tutti i processi viventi. L’unità si riferisce al fatto che l’organismo funziona come un tutto unico. Ogni disturbo coinvolge l’intera persona, cosicché non ci può essere distinzione tra malattia fisica e mentale, o tra dolore fisico e mentale. Se una persona ha una malattia di cuore, la persona è malata, non solo il cuore. Allo stesso modo se una persona soffre d’ansia, depressione, fobia o compulsione, il corpo ne viene coinvolto così come la mente. Un trauma fisico coinvolge la psiche così come un trauma psichico coinvolge il corpo. Il dolore del desiderio ardente insoddisfatto che un bambino prova nei confronti della madre non è soltanto un dolore mentale, è strutturato fisicamente nella tensione e costrizione della gola e della bocca tramite le quali quel desiderio sarebbe espresso in pianto o nel protendersi per succhiare o baciare. La presenza di questa tensione e costrizione è la prova del trauma primario e della sua persistenza nel presente.

Il principio di unità stabilisce anche che l’intero corpo è coinvolto nel trauma. Il desiderio insoddisfatto del bambino disturba la sua respirazione, il suo senso di sicurezza nelle gambe e il suo senso di fiducia in se stesso. Ogni trauma disturba i movimenti pulsatori di base del corpo. Queste sono le complessive espansioni e contrazioni dell’organismo (che, a questo livello, funziona come una cellula singola) e i movimenti ondulatori longitudinali che fluiscono in su e giù lungo il corpo.
La pulsazione è una qualità di ogni cellula nel corpo. Quando la pulsazione è forte, la vita è forte. Alla morte cessa tutta l’attività pulsatoria. Quando la pulsazione è piena e libera la persona sperimenta una sensazione di gioia e piacere nel corpo, qualsiasi disturbo di questi naturali movimenti pulsatori causa una perdita di sensazioni piacevoli e, se intenso, produce dolore.

La qualità della pulsazione del corpo si manifesta maggiormente nella respirazione che combina i movimenti di espansione e contrazione con quelli dell’onda longitudinale. Il respiro non è limitato ai polmoni, al contrario tutto il corpo partecipa ai movimenti respiratori. Il respiro è accompagnato da un’onda che inizia in profondità nella pelvi e si muove su verso la bocca. Durante l’espirazione l’onda si muove al contrario. Dato che il respiro è disturbato in tutti i problemi emozionali o nevrotici, si può determinare l’esistenza di questi problemi dalla natura del disturbo respiratorio. Quando si va risolvendo il problema del paziente il respiro diventa completamente libero, il problema scompare.

L’aspetto antitetico del processo vivente viene al meglio riflesso nella relazione tra mente e corpo. L’unità tra di loro non altera il fatto che ciascuno influenza l’altro e che a livello superficiale c’è dualità nella natura umana. Rispettare queste dualità da la possibilità di riconoscere che l’attitudine conscia di una persona ha una influenza considerevole sul suo funzionamento totale. L’analisi bioenergetica aggiunge una dimensione assolutamente nuova alla psicoterapia: il lavoro con il corpo. L’espressione corporea del paziente viene studiata per determinare quali sono i problemi e conflitti nella sua personalità.
C’è sempre accordo tra quello che rivela il corpo e quello che dice il paziente. Così, se il paziente si lamenta di essere depresso, quella lagnanza può essere messa in relazione al livello di funzionamento energetico depresso del paziente. Al paziente il cui respiro è superficiale può essere mostrato che non sta permettendo che venga espresso nessun sentimento. Al paziente che si lamenta di problemi sessuali può essere dimostrato che ha gravi tensioni nella pelvi, il che riduce la potenza sessuale. La maggior parte dei pazienti non sono consapevoli che i loro problemi sono manifesti nel corpo fino a che non viene loro fatto vedere ciò. Una volta che viene stabilita questa comprensione diviene possibile lavorare bioenergeticamente col paziente.

Vi sono quattro dimensioni dell’analisi bioenergetica:
(a) comprensione e lavoro con le tensioni muscolari
(b) analisi delle associazioni, del comportamento e de transfert
(c) comprensione delle dinamiche energetiche
(d) focalizzazione sul ruolo della sessualità.

Tutti i terapisti bioenergetici conoscono queste quattro dimensioni, ma la loro enfasi su ciascuna di essa varia secondo il loro retroterra culturale ed esperienza: molti si focalizzano fortemente sull’aspetto psicologico, con una certa attenzione al corpo perché è la fonte del sentire. Altri fanno più lavoro sul corpo, largamente indirizzato all’espressione delle sensazioni. Comunque tutti gli analisti bioenergetici notano aree di contrazione e tensione, interpretano la contrazione e poi mobilizzano il corpo tramite il respiro ed il movimento per rilasciare le contrazioni. Ogni contrattura blocca un flusso di eccitazione all’insù fin dentro la testa e gli occhi, o all’ingiù fin dentro la pelvi, i genitali e le gambe. In questi blocchi troviamo sempre dolore. Da un certo punto di vista il trattenimento o la contrazione sono manovre per alleviare il dolore, il dolore di una ferita o di un’umiliazione o il dolore di una perdita o di una frustrazione. La contrazione diminuisce il dolore riducendo la sensazione e rendendo insensibile al dolore la persona. Si rende la parte insensibile. Rilasciare ciò che si trattiene è dapprima sperimentato, perciò, come doloroso. Il passaggio di una forza energetica (sangue) attraverso un’area compressa è doloroso. Ma dopo che è avvenuto, il rilascio viene sperimentato come piacere. Nessuno può raggiungere alcun cambiamento caratterologico significativo senza sperimentare il dolore del cambiamento.

La terapia bioenergetica, sebbene il suo centro di attenzione primario sia il corpo, è un approccio combinato che lavora sia con il corpo che con la mente. Durante il colloquio iniziale il terapeuta dedicherà del tempo ad ascoltare i disturbi e la storia del paziente, ponendo domande sulla sua situazione attuale e passata e studiando le espressioni facciali, l’atteggiamento corporeo e la voce, tutte cose che forniscono informazioni sulla personalità del paziente. Si possono ricavare ulteriori informazioni dallo studio della forma e motilità del corpo stesso. Il modo in cui ci si siede, si sta in piedi, si respira e ci si muove, tutto ciò è in grado di rivelare problemi e conflitti.

Una volta che la relazione tra lo psicologico e il fisico viene stabilita, il paziente sa che il suo corpo dovrà cambiare se la personalità deve cambiare in modo significativo. Se il corpo è troppo rigido, cioè, se si trattengono le sensazioni, il corpo dovrà ammorbidirsi. Se le sensazioni sono trattenute da tensioni muscolari che tendono a comprimere il corpo e chiuderne gli sbocchi, queste tensioni dovranno essere ridotte per permettere l’espressione del sentire. Ma cambiare il corpo in modo significativo è un’impresa ardua. In quasi tutti i casi, cambiamenti positivi ma superficiali accadono piuttosto rapidamente con la terapia bioenergetica. La mobilizzazione iniziale del corpo per mezzo di una respirazione più profonda e di esercizi bioenergetici evoca spesso sensazioni a lungo soppresse. Il paziente può sperimentare tristezza che può a sua volta trasformarsi in pianto o rabbia, che può essere espressa colpendo il letto. Il paziente può sentire una certa quantità di paura che veniva in precedenza negata e può sperimentare vibrazioni che forniscono nuove sensazioni corporee. La risposta iniziale alla terapia bioenergetica è come l’apertura di una porta verso un eccitante mondo nuovo di sentire ed essere. Produce spesso dei benvenuti cambiamenti nel comportamento. Al meglio fornisce una base di comprensione e fiducia per il compito più difficoltoso che ci sta davanti.

Lavorando con il corpo vi sono due principi di somma importanza.
(1) Qualsiasi limitazione della motilità è sia un risultato che la causa di difficoltà emozionali. I limiti si creano in quanto risultato di conflitti infantili irrisolti, ma la persistenza della tensione crea difficoltà emozionali nel presente che si scontrano con le richieste della realtà adulta. Ogni rigidità fisica interferisce ed impedisce una risposta unitaria alle situazioni.
(2) Qualsiasi restrizione della respirazione naturale è sia il risultato che la causa dell’ansia. L’ansia nelle situazioni infantili disturba la respirazione naturale. Se la situazione che produce ansia persiste ed è prolungata, il disturbo della respirazione si struttura in tensioni toraciche e addominali. L’incapacità di respirare liberamente sotto stress emozionale è la base fisiologica dell’esperienza di ansia in tali situazioni stressanti. L’unità e coordinazione delle risposte fisiche dipende dall’integrazione dei movimenti respiratori con i movimenti aggressivi del corpo. Al punto che la respirazione e la motilità sono liberate dalle restrizioni delle tensioni croniche, il funzionamento fisico del paziente migliorerà. A quel punto il contatto con la realtà a livello fisico si espanderà e approfondirà, ma ciò accadrà soltanto a condizione che vi sia un miglioramento concomitante e corrispondente della comprensione della realtà da parte del paziente sia sul piano psichico che su quello interpersonale. Non ci si dovrebbe, però, farsi fuorviare dagli apparenti miglioramenti nel funzionamento del paziente sul piano psichico ed interpersonale che non sono accompagnati da un miglioramento analogo del funzionamento fisico.

Per mezzo di movimenti particolari e posizioni del corpo i pazienti in terapia bioenergetica ottengono un contatto più profondo col corpo ed un sentire migliore nei suoi confronti. Da questo contatto e sentire iniziano a capire la relazione tra il loro stato fisico attuale e le esperienze della prima e seconda infanzia che lo hanno determinato. I clienti imparano che la negazione del corpo è un rifiuto del bisogno di amore, questa negazione viene usata per evitare di essere feriti e disillusi. Imparano ad interpretare le rigidità come difese contro varie emozioni. Data l’opportunità di dar voce alla negatività i pazienti scoprono che non verranno abbandonati o distrutti per avere espresso il loro sentire; tramite l’accettazione dei loro corpi e dei loro sentimenti gli individui ampliano il contatto con tutti gli altri aspetti della realtà.

Poiché il corpo è la base di tutte le funzioni di realtà, qualsiasi accrescimento nel contatto di una persona con il corpo produrrà un miglioramento significativo nell’immagine di sè (immagine corporea), nelle relazioni interpersonali, nella qualità del pensare e sentire e nella gioia di vivere.

Con questa comprensione energetica si procede ad interpretare il trattenere o la contrazione in termini di sentimenti soppressi. Poiché il sentire è stato soppresso, il paziente ne è inconsapevole. Ad ogni modo, la natura del trattenimento (linguaggio del corpo) ne identificherà il sentimento. Generalmente la sensazione può essere portata alla coscienza attivando il movimento espressivo. Per esempio una mascella che viene rigidamente trattenuta da muscoli tesi può trattenere impulsi o mordere. Far mordere un asciugamano, a qualcuno può attivare questi impulsi cosicché il desiderio soppresso di mordere diventa conscio. Una gola rigidamente contratta inibisce l’espressione del pianto o delle urla, ma la persona può non essere conscia di questa inibizione fino a che non cerca di piangere o urlare. Spalle rigide possono bloccare impulsi a colpire con rabbia. Spesso far si che la persona colpisca il letto con i pugni evoca una sensazione di rabbia. Allo stesso modo si può identificare la mancanza di aggressività sessuale in un individuo dalla immobilità della pelvi. Comunque la capacità di leggere il linguaggio del corpo non viene acquisita facilmente o rapidamente.

Sono necessari un considerevole training ed esperienza per sviluppare questa abilità ad un alto livello di competenza.
Interpretare schemi diversi di tensione in parti del corpo separate (bocca, occhi, spalle, pelvi, piedi ecc. ) è molto simile a leggere le parole. Anche se si riescono a leggere le parole correttamente non ne consegue che si riesca a trarne un senso compiuto.

Per avere un senso compiuto le parole devono essere interpretate nel contesto di una frase, un paragrafo, persino un capitolo. Ciascun corpo ha un’espressione unica che rivela la personalità ed il carattere dell’individuo.

La struttura del carattere può essere vista come una tipologia che facilita la comprensione e la comunicazione, ma non si può fare terapia con una tipologia. La terapia ha a che fare con un individuo molto specifico, ed è quella specificità che si deve capire dalla lettura del corpo. Le parti hanno senso rapportate al tutto, ma il tutto non può essere determinato dalle parti. Solo quando capiamo un individuo in questi termini abbiamo comprensione dei suoi problemi e soltanto entro quello schema di riferimento il lavoro sulle parti o segmenti diventa pienamente produttivo.
Se la terapia è un viaggio alla scoperta di sè dovrebbe essere condotta da una guida che ha fatto quel viaggio personalmente. Un terapeuta non può aiutare i pazienti ad avanzare oltre il punto in cui egli è arrivato. Ma troppi terapisti hanno mancato di confrontarsi con la loro struttura caratteriale a livello corporeo. Ciò deriva dalla osservazione che essi non hanno compiuto cambiamenti significativi nella loro struttura corporea. Di conseguenza la loro conoscenza della struttura del carattere è più teorica che esperienziale. Il risultato è che essi contano soltanto sulla consapevolezza per modificare la personalità. Infatti la consapevolezza e l’insight possono far ciò in grado limitato e a livello superficiale. Ad ogni modo l’insight è solo una finestra attraverso la quale si può vedere la ragione di un qualche aspetto del comportamento. Sapere il perché del comportamento non influenza fortemente il come del comportamento. Credere altrimenti è ignorare il fattore energetico. Considerazioni di carattere energetico impongono che un cambiamento profondo implichi un lavoro continuo di scoperta. Questo è il livello in cui si incontrano dolore e paura. La paura proviene dal fatto che la scoperta accade spesso assieme allo sconvolgimento. La vecchia struttura deve rompersi e crollare perché si possa sviluppare un modo più libero di essere. Terapisti di successo hanno sperimentato alcuni di questi sconvolgimenti nel corso della loro crescita e possono essere testimoni del dolore e paura che accompagnano questo processo. Si può apprezzare la riluttanza di molti terapeuti a portare i pazienti al punto di rottura e di scoperta perché temono il possibile sconvolgimento che può succedere.
Tuttavia questo processo, sebbene doloroso, può essere necessario se si vuole che accada un vero cambiamento terapeutico.

Tratto da “Bioenergetic Analysis”

Alexander Lowen, M.D. è il fondatore dell’Analisi Bioenergetica, direttore esecutivo dell’International Institute for Bioenergetic Analysis, è autore di numerosi libri e pubblicazioni curate nell’edizione italiana dal Centro di Documentazione Wilhelm Reich.

La psicoterapia centrata sulla persona di Peter F. Schmid

La psicoterapia centrata sulla persona. Aspetti e caratteristiche fondamentali di Peter F. Schmid

La Psicoterapia Centrata sulla Persona (anche detta Centrata sul Cliente) è la forma di Psicoterapia Umanistica più nota e diffusa nel mondo. E’ stata fondata da Carl Rogers (1902 – 1987) e dai suoi colleghi negli anni ’40 negli Stati Uniti d’America. Oggi, l’Europa rappresenta il centro principale di interesse per lo sviluppo della teoria e della pratica della Terapia Centrata sulla Persona.
La sua caratteristica peculiare è che pone l’esperienza del cliente, del terapeuta e il presente immediato della loro relazione al centro dell’attenzione. Inoltre, la terapia centrata sulla persona tenta di collocare il suo “lavoro” il più vicino possibile all’esperienza del cliente nella relazione presente. Quindi, è la pratica dell’immagine di un essere umano che comprende l’uomo come persona. L’esperienza dell’individuo viene presa seriamente senza nessuna precondizione, ma semplicemente come egli/ella è nell’immediato; come la persona è divenuta ed è attraverso le sue relazioni; quello che è al presente e come è capace di divenire in futuro. Questo include il divenire della persona, come è nelle relazioni, come è al momento attuale e come riesce a svilupparsi ulteriormente nel suo futuro.
Si dà fiducia alla capacità del cliente di essere capace di vivere la propria vita e di affrontare i problemi contando sulle proprie risorse, nel caso in cui possa vivere una relazione dove siano presenti certe condizioni facilitanti. Tutto ciò comporta la rottura con l’immagine e la funzione tradizionali del terapeuta come esperto dei problemi del cliente.
Al contrario, il terapeuta si considera collaboratore e compagno che cresce insieme al cliente in un processo di incontro da-persona-a-persona. Un’altra caratteristica fondamentale della psicoterapia centrata sulla persona è che la teoria e il linguaggio centrati sulla persona sono vicini all’esperienza colloquiale. Infine, l’incoraggiare apertamente la ricerca continua e lo sviluppo ulteriore della teoria e della pratica, è stata parte della tradizione centrata sulla persona da oltre 60 anni.
Al di là della psicoterapia, l’Approccio Centrato sulla Persona è un modo di essere e di lavorare con le persone in una vasta gamma di ambiti della sfera umana, dove le relazioni interpersonali hanno un ruolo centrale.La Psicoterapia Centrata sulla Persona è un modo di relazionarsi con le persone, da individuo a individuo o in gruppi, che favorisce lo sviluppo della personalità attraverso l’incontro personale. Questo tipo di psicoterapia parte dal presupposto che ogni persona ha la capacità e la tendenza ad utilizzare le proprie risorse in modo costruttivo. Il fatto di vivere in maniera soddisfacente, sia dal punto di vista individuale sia nelle relazioni, viene realizzato attraverso una autocomprensione crescente, e quindi con un’apertura meno difensiva nei confronti del flusso dell’esperienza. Questa tendenza attualizzante delle proprie potenzialità è stimolata e sostenuta dall’incontro da-persona-a-persona. Questo incontro di un altro individuo è una forma di relazione caratterizzata dal rispetto fondamentale ed esplicito del terapeuta.
La qualità della presenza del terapeuta in questo incontro è autentica, congruente, con il riconoscimento (positivo) incondizionato della alterità individuale del cliente, profondamente empatica e non giudicante. Sia il terapeuta che il cliente crescono insieme in questa relazione.
Questi principi generano alcune caratteristiche essenziali alla psicoterapia centrata sulla persona sia nella pratica individuale sia in quella con i gruppi.
Etica
L’etica è fondata sull’esperienza dell’incontro. Questo significa esser chiamati a rispondere ad altre persone in difficoltà, con abilità di responso e solidarietà. Quindi la psicoterapia centrata sulla persona è sempre al contempo un modo di agire individuale, sociale e politico.

Antropologia

L’immagine dell’essere umano che è alla base della comprensione della psicoterapia, fondata com’è sulla visione di uomini e donne in quanto persone, suggerisce la dialettica dell’autonomia e della interconnessione. L’elemento centrale di questa nozione è la fiducia nella tendenza attualizzante come la forza motivazionale che opera in modo costruttivo per conto del cliente in relazioni facilitanti. Essa implica che sono cruciali per questo progetto le condizioni necessarie e sufficienti per il cambiamento terapeutico in psicoterapia descritte da Carl Rogers.
Queste condizioni sono: il contatto psicologico tra il cliente e il terapeuta; il cliente incongruente nella relazione; il terapeuta congruente nella relazione; il terapeuta che sperimenta l’accettazione positiva incondizionata verso il cliente; la comprensione empatica del terapeuta del mondo interiore del cliente e della sua comunicazione; infine l’esperienza del cliente dell’accettazione positiva e dell’empatia almeno ad un livello minimo.
Di conseguenza, queste condizioni non devono essere considerate nè tecniche nè metodi, ma piuttosto un modo di essere del terapeuta con il cliente. Quindi, quando il terapeuta è presente per il cliente, non esiste nessuna agenda terapeutica celata. Il terapeuta accetta il cliente così com’è, nel qui e ora – incluso che cosa ha portato il cliente e il motivo per cui è tale in quel preciso momento e anche le possibilità di ulteriore sviluppo nel suo futuro. Questo esclude la diagnosi e la patologizzazione del cliente ed impedisce che il terapeuta abbia qualsiasi metodo predefinito. Una tale mancanza di categorizzazione invita il terapeuta a sperimentare il cliente come un individuo unico, abbracciandone l’intera persona senza preferenze nè discriminazioni.
Questo favorisce la concettualizzazione degli aspetti di umanità come “prospettive” ugualmente valide (quindi una “prospettiva femminile”) e celebra ogni differenza di genere, di sesso, di abilità diverse, di religione, di cultura, di razza, ecc. Significa, inoltre, che il terapeuta non si concentra solamente sui sentimenti o sull’interazione verbale, ma dà anche spazio e presta attenzione al corpo e allo spirito, alle cognizioni, alle idee, alle emozioni, ecc.

Epistemologia

L’epistemologia si basa sulla empowerment. L’approccio centrato sulla persona si fonda su un’epistemologia fenomenologica. Questa permette una serie di possibilità di comprensione (quindi è costruttivistica) e una varietà di possibilità di realizzare in pratica (quindi è pluralistica). E’ personale e olistica poichè abbraccia l’organismo come un tutto integrato e quindi si interessa della comunicazione dialogica, empatica ed ermeneutica. Ermeneutica nel senso più ampio di comprensione del significato delle comunicazioni personali, non nel senso di interpretazione da parte di un esperto che ha la presunzione di saperne di più dello autore stesso di tale affermazione.
Teoria della personalità e psicologia evolutiva
La psicoterapia viene considerata una forma particolare di sviluppo della personalità e delle relazioni interpersonali. Di conseguenza, i principi dell’approccio possono essere adattati ad altre forme di relazione e ambiti di vita. La teoria centrata sulla persona si focalizza maggiormente sul processo di sviluppo di una persona cosiddetta “sana” – i suoi principi non nascono da una teoria della malattia. Questi principi fondamentali si applicano a tutte le persone indipendentemente dalle categorie come quelle dei “nevrotici”, “psicotici”, “borderliner” o “normali”. Invece di una teoria convenzionale di malattia troviamo una teoria della persona che soffre basata sul potenziale umano, e al posto di una terapia orientata al problema, all’obiettivo o alla soluzione, troviamo una terapia centrata sulla persona.
Lo sviluppo della personalità e l’integrazione determinano una capacità crescente di vivere appieno il momento; di avere un’immagine di sè meno distorta, meno difensiva e più completa (con una percezione più adeguata sia dei fenomeni sia dei cambiamenti dell’esperienza), e di vivere le relazioni in modo più realistico. (La teoria centrata sulla persona si interessa molto di più dei processi che delle strutture). Questo naturalmente coincide con una maggior autodeterminazione e autoresponsabilità. Inoltre, per essere compatibile con i principi fondamentali, con la formazione, ovvero l’educazione di psicoterapeuti nell’approccio centrato sulla persona, questa teoria è radicata nello sviluppo della personalità del terapeuta in formazione, piuttosto che nella formazione e nella pratica di abilità – la parola tedesca “Aus-bildung” denota proprio questo processo del divenire.
Teoria e pratica della terapia
Il terapeuta si focalizza sull’esperienza, la comprensione e la valutazione che il cliente ha del proprio mondo interiore. Il terapeuta segue il cliente attraverso il suo mondo interiore dovunque e in qualunque modo si muova, seguendo il ritmo del cliente. In questo senso, si tratta di un approccio esperienziale e fenomenologico. Il terapeuta è a disposizione del cliente come persona in carne ed ossa e non solo nella veste di terapeuta. E’ di cruciale importanza per lo sviluppo di entrambi, cliente e terapeuta, che la loro attenzione per il presente immediato, sperimentato nella relazione, sia il più possibile scevro da giudizi o interpretazioni. Le attitudini di autenticità, accettazione positiva incondizionata e comprensione empatica sensibile in questo processo, implicano una contrapposizione radicale nei confronti degli approcci centrati sugli esperti (in termini di contenuti e anche di processo) enfatizzando che è la persona in quanto tale, e non le tecniche, nè i metodi, nè le abilità, che costituisce l’agente attivo di cambiamento. Il terapeuta offre un modo di essere con il cliente che rende possibile un processo di comunicazione e di incontro che muove verso la reciprocità e il dialogo.
Le conseguenze pratiche dell’esposizione chiara dei principi terapeutici fondamentali nella forma di “condizioni terapeutiche”, implicano il fatto di poter essere utilizzate come punti di riferimento per assicurare che tutti gli aspetti della pratica (compresi persino quegli aspetti concreti come la strutturazione del setting terapeutico) siano adeguati ai bisogni e alle possibilità del cliente e del terapeuta. Un’altra conseguenza è che la relazione terapeutica ha facoltà di esprimersi in vari modi, verbalmente, con il corpo, con l’ausilio di mezzi espressivi, creativi o artistici, se il cliente lo desidera.Ricerca e sviluppo della teoria
Le riflessioni filosofiche che nascono dal lavoro terapeutico costituiscono una parte importante dello sviluppo della psicoterapia. Questo avviene sia a livello del singolo professionista e del caso, ma anche in termini di psicoterapia in generale. La ricerca continua, compresi gli studi empirici, è necessaria per migliorare la qualità e lo sviluppo ulteriore della pratica di psicoterapia. La psicoterapia centrata sulla persona ha una tradizione di innovazione nella ricerca, sia per lo sviluppo di una miglior comprensione della scienza e della ricerca, sia per la sfida ai paradigmi tradizionali della medicina, della scienza naturale e della ricerca. In termini di una teoria della scienza, un’adeguata comprensione della psicoterapia deve includere le persone impegnate in tale processo e deve essere sviluppata al di là dei concetti tradizionali. La teoria viene continuamente esaminata, sviluppata e possibilmente revisionata alla luce dell’esperienza e della ricerca.
Politica e rilevanza sociale
Professionisti, teorici e ricercatori, sono invitati, o anche esortati, a trovare il proprio modo individuale di interpretare la pratica sulla base di queste convinzioni e attitudini. Questi principi rappresentano più di una teoria della terapia, essi rappresentano una filosofia di vita, entro cui sperimentare in modo responsabile e con il sostegno reciproco. Questo indica una sfida mondiale psicologica, sociale, culturale, politica e – prima di tutto – etica, che non dà spazio alcuno all’ortodossia, al fondamentalismo, nè ad un eclettismo irriflessivo e neppure ad un atteggiamento del tipo, “fai quel che vuoi fintanto lo fai in modo congruente”.
L’approccio centrato sulla persona, al di là della psicoterapia, è una attitudine, un modo di essere in molti ambiti di vita e di lavoro interpersonale. E’ un tipo di approccio che va contro le varie correnti di ZEITGEIST, come ad esempio quelle riguardanti l’efficienza e l’efficacia dei costi che pensano solo in termini di come eliminare i problemi il più velocemente, economicamente e nella maniera meno indolore possibile.

 

Bibliografia consigliata
Rogers, Carl R. (1961) On becoming a person: A therapist’s view of psychotherapy. Boston: Houghton Mifflin.
Rogers, Carl R. (1980) Client-centered psychotherapy. Kaplan, H.I., Freedman, A.M. & Sadock, B.J. (eds.),
Comprehensive textbook of psychiatry, III, Vol.2, Baltimore, M.D: Williams and Wilkins, 3rd ed. 1980, pp.2153-2168.
Schmid, Peter F. (1999) Personzentrierte Psychotherapie. Sonneck, Gernot / Slunecko, Thomas (eds.), Einführung in die Psychotherapie. Stuttgart: UTB fur Wissenschaft – Facultas, pp.168-211; anche: http://www.pfs-online.at
Schmid, Peter F. (2001) “The necessary and sufficient conditions of being person-centered”: On identity, integrity, integration and differentiation of the paradigm. In Watson, J. (Ed.), Client-centered and experiential psychotherapy in the 21st century: Advances in theory, research and practice. Ross-on-Wye: PCCS Books; anche: http://www.pfs-online.at
Thorne, Brian & Lambers, Elke (1998) Person-Centered Therapy: A European Perspective. London: Sage.
Sull’autore
Peter F. Schmid, Univ. Doz. HSProf. Mag. Dr.
Nato nel 1950; Professore Associato all’Università di Graz, Styria; docente in varie università europee; psicoterapeuta centrato sulla persona; esperto teologo e psicologo pastorale; fondatore del corso centrato sulla persona e di altri corsi in Austria dove è condirettore dell’Accademia di Counselling e di Psicoterapia dell’Istituto degli Studi Centrati sulla Persona.
Membro del Direttivo dell’Associazione Mondiale (WAPCEPC) e della Network Europea (NEAPCEPC).
Ha scritto numerosi libri e articoli sull’antropologia e sugli sviluppi dell’Approccio Centrato sulla Persona.
Traduzione di Albero Zucconi – Presidente dell’Istituto dell’Approccio Centrato sulla Persona (IACP) www.iacp.it 
Close