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Passione: al cuore del corpo adolescente di Denis Royer*


“Arrivato a casa, commisi la più grande stupidaggine mai commessa. Vado al treno
delle 16:45. E’ il treno di Annabelle. Perdo la testa e voglio vederla un attimo e mi
precipito come un pazzo con la mia bicicletta sul boulevard, poi mi riprendo a tempo
e torno indietro. Sono così umiliato da questo atto che non ho commesso ma che mi
è stato dettato da non so che cosa, che mi giuro di non agire mai più così.”

Vi ho letto un estratto del diario intimo di un adolescente di sedici anni. Per lui, tutto si frantuma. Egli scrive che non ha veramente fatto quello che racconta di aver fatto. Rifiuta di identificarsi con l’impulso che l’ha fatto montare sulla sua bici e che l’ha trasformato in un corridore folle che discende la strada a tutta velocità nella speranza di vedere Annabelle uscire dalla stazione. Prova il sentimento d’essere stato trasportato da una forza sconosciuta che gli ha dettato un tale comportamento irrazionale. La passione si è impadronita di lui. D’improvviso, il bisogno di vedere Annabelle ha dominato completamente il suo mondo interno e l’ha condotto a comportarsi in un modo che egli non riesce ad integrare con quello che conosce di se stesso.

Nella lingua francese arcaica, la parola “passione” aveva il significato di “sofferenza”, come quando si parla della Passione di Cristo. Si risale al verbo latino patior, soffrire di qualcosa che vi accade. E’ proprio questo tipo d’esperienza che l’autore del diario descrive. Attraverso il suo corpo adolescente, egli prova la sua prima passione. Come lo esprime chiaramente il titolo di questa comunicazione: la passione è al cuore del corpo adolescente.

Il tema di questo congresso internazionale “La passione e la persona” non poteva offrirmi migliore opportunità per condividere con voi il frutto della mia esperienza clinica e della mia riflessione sul posto assegnato al periodo dell’adolescenza nella terapia degli adulti. E’ il corpo adolescente che dà vita alla passione. Se faccio ricorso all’espressione corpo adolescente, è perché intendo mettere l’accento sulla dimensione corporea. Esso copre all’incirca quel periodo della vita che comincia con la pubertà e termina verso l’inizio della ventina. Poiché la passione prende forma nel corso di questi anni, lo studio del corpo adolescente può contribuire largamente alla sua comprensione. Io vedo il corpo adolescente come una pietra miliare sulla via dell’integrazione del corpo adulto.

Nel corso delle conferenze precedenti (Royer, 1988, 1996), ho parlato dei motivi che, lungo tutta la terapia, hanno spinto il paziente adulto a sposare la tradizione del silenzio di fronte agli anni di profonda trasformazione che l’adolescenza rappresenta. In nome della strategia terapeutica e della sua efficacia, io ho sostenuto il riconoscimento del corpo adolescente e del posto che gli spetta nella terapia bioenergetica con gli adulti. Nel quadro di questa conferenza, comincerei con un caso clinico che presenta un materiale eccezionale su questo tema. Esso mi permetterà di abbordare l’impatto della prima passione così come le resistenze adulte ad evocare i ricordi dell’adolescenza e a rivivere le emozioni che vi si sono innestate. In seguito parlerò delle forme più complesse della passione, le quali ispirano delle vite intere, cosa che mi condurrà ad esplicitare la relazione tra la funzione intellettuale e la funzione sessuale. Concluderò suggerendo come il modello del corpo adolescente può arricchire il nostro fondamentale paradigma mente-corpo

Torniamo al nostro estratto dal diario intimo che vi ho letto nell’introduzione. Si tratta del diario personale di un adolescente che doveva venire a consultarmi trentacinque anni più tardi. Avendo già raggiunto la cinquantina, al momento di venire a consultarmi non si ricordava affatto d’aver scritto quel diario. Fu per caso che ne fece la scoperta nel corso del secondo anno di terapia.

Quell’adolescente aveva cominciato a scrivere il suo diario intimo qualche mese prima dell’incidente che rivela che una certa Annabelle è diventata la causa dei suoi tormenti. Il contenuto dei giorni precedenti testimonia una lotta interiore di fronte all’attrazione per questa ragazza, combattimento che dura da qualche giorno. Il suo cuore palpita per lei, nel vederla, il suo corpo tutto intero reagisce con pulsazioni nuove. Egli si sente trasportato da un’attrazione passionale che sconfessa scrivendo di non aver pedalato da matto con la sua bicicletta per scorgere Annabelle uscire dalla stazione. Aggiunge che tutto ciò gli fu dettato da forze sconosciute con le quali non saprebbe identificarsi. Egli si identifica al contrario con la ferma risoluzione di rinforzare il suo controllo su quella forza sconosciuta che lo ha posseduto al punto da fargli perdere il controllo. Egli mette fine alla narrazione di quell’avvenimento sconcertante aggiungendo: “Io mi giuro di non agire mai più così”. Egli esprime così la sua determinazione a ristabilire l’ordine in casa propria, casa che si è vista assalita da pulsioni straniere. La pubertà ha fatto scattare un processo di metamorfosi e ha trasformato il suo corpo così profondamente che quest’ultimo è diventato “il nemico”, per riprendere l’espressione della psichiatra Annie Birraux (1994). A detta di Moses Laufer (1976, 1978, 1989), questo giovane di sedici anni è alle prese con il compito di costruire la sua organizzazione sessuale definitiva. Tale compito, secondo Laufer, costituisce la maggiore sfida di questo periodo di sviluppo. Con tutto che Laufer non è un analista bioenergetico, egli afferma che la questione centrale gravita intorno alla relazione che l’adolescente intrattiene con il suo corpo. Ed è nell’ambito di tutte queste trasformazioni che il corpo adolescente diventa il teatro della prima attrazione passionale verso un’altra persona. Nell’opera classica di Peter Blos (1962), quest’esperienza dell’amore tenero è riconosciuta come tipica della sottofase dell’adolescenza che l’autore chiama l’adolescenza propriamente detta.

Il dizionario Le Robert definisce ugualmente la passione in questo modo: “l’amore, quando appare come un sentimento potente e invadente”. Dicevo precedentemente che il nostro eroe era da qualche giorno in preda ad un conflitto al momento dell’eruzione di quella voglia improvvisa di precipitarsi verso la stazione ferroviaria. Egli ha avuto l’impressione di essere colpito da qualcosa, come se si trattasse di un tipo inedito di attacco cardiaco. Non scriveva forse nel suo diario qualche giorno prima:

“Prendo l’autobus delle 7 e 30 e dico buongiorno ad Annabelle sul marciapiedi della stazione. Una visione mi passa per la testa, Annabelle ed io sposati. Non riesco a capirmi certe volte. Io che sei mesi prima mi giuravo di non lasciarmi mai prendere da lei, sono soggiogato oggi dal solo vederla. Non so se sia un bene o un male, ma credo di amarla…”

Il cuore del corpo adolescente è un testimone di primo ordine rispetto a queste nuove esperienze di attrazione passionale verso un altro essere umano.

Abbiamo preso l’abitudine di affermare che il corpo è una storia vivente, che il corpo ricorda, che i muscoli non dimenticano. Che dovremmo dire riguardo alla memoria del muscolo cardiaco? Meglio di ogni altra parte del corpo questo muscolo conosce bene il movimento di espansione-contrazione in quanto movimento primario della vita. Il cuore, in effetti, si consacra a tempo pieno al lavoro di pompare gli ingredienti della vita così come i liquidi delle nostre passioni attraverso ciò che noi siamo. Quando Freud disse che l’amore e il lavoro erano le chiavi della salute, egli fece un’affermazione che si radicava nell’esperienza profonda del muscolo cardiaco.

L’esperienza clinica mi convince sempre più dell’importanza d’investigare tali esperienze intense del cuore nella terapia degli adulti in modo da radicare primariamente il paziente nel suo corpo adolescente. Noi lavoriamo allo stesso tempo ad aumentare il livello energetico del suo organismo. Postuliamo, infatti, che la quantità di energia costituisce un fattore determinante della salute e sappiamo, d’altra parte, che il cuore del corpo adolescente deve imparare a gestire intense esperienze di passione. E il muscolo del cuore riesce a rammentarsene con l’aiuto dell’analisi bioenergetica. Ci sono delle persone che si rivolgono all’analisi bioenergetica per lavorare con i loro corpi nella speranza di riconnettersi con la passione. Il corpo adolescente è il primo luogo da investigare per scoprire dove, quando e come essi hanno perso la passione. Ecco quello che ho appreso con numerosi pazienti e in particolare con Charles, l’autore del diario intimo. Egli è venuto a consultarmi all’inizio della cinquantina per un problema d’impotenza sessuale

 

35 anni più tardi…

Appresi ben presto che il sintomo non si manifestava soltanto con la moglie ma anche con la sua amante. Charles era segretamente innamorato di una giovane donna che era stata sua allieva in uno dei suoi corsi. Per qualche anno, la fiamma crescente per questa donna si era espressa principalmente attraverso uno scambio epistolare, essendo i due separati da migliaia di chilometri. Egli viveva un conflitto molto forte, diviso tra l’attrazione per questa giovane donna e i suoi valori morali relativi all’amore, al matrimonio e alla fedeltà coniugale, valori che avevano guidato la sua vita fino a lì. La vita sessuale nella sua coppia era morta da qualche tempo. All’in fuori di qualche rapporto sessuale con quest’altra donna, che si erano scalati su alcuni anni, si era ritrovato più o meno impotente. La sua amata era ormai sposata e madre di un figlio, il che non alleggeriva per niente la sua coscienza. Era in terapia da due anni quando scopri questo diario dimenticato. Avendo deciso di separarsi di sua moglie e di cambiare casa, lo scopri in una scatola mentre metteva ordine nelle sue cose personali.

Visto che avevamo già analizzato un aspetto del transfert riattivando memorie e emozioni legate alla relazione con il suo direttore spirituale quando era adolescente al collegio, Charles sapeva quanto questo tipo di materiale mi potesse interessare. Me diede una fotocopia del suo diario. Che fortuna! Una manna per un clinico! Anche perché inizia il suo diario verso i 15 anni e mezzo, sotto la forma di una lettera indirizzata al suo direttore spirituale. Era un prete che, benché di piccola statura, ispirava tanto timore ai suoi alunni da farlo soprannominare “ti-kill” (per Petit-killer = piccolo assassino). Questo documento mi ha dato l’occasione eccezionale di poter confrontare i miei appunti clinici riguardo all’evoluzione della terapia con quello che Charles aveva scritto nell’intimità più segreta di quel periodo della sua adolescenza. Questo documento fa venire a galla lo schema base della sua architettura caratteriologica, il quale riemergerà a 50 anni di fronte alla sua passione amorosa. La scoperta del suo diario influenzò l’andamento della sua terapia. Avendo maggior coscienza delle sue sensazioni e dei suoi sentimenti, la letture del suo diario lo invitava a riflettere su interi periodi della sua vita. Poté approfondire la comprensione di se stesso facendo luce sulla scelta che aveva fatto di diventare monaco per poi fare marcia indietro dopo qualche anno di vita monastica. Trovò nel suo diario materia per affrontare i suoi atteggiamenti caratterologici dominanti. Lo choc provocato nel mio paziente dalla scoperta casuale del diario ci dà informazioni utili sulle resistenze suscitate negli adulti quando devono riavvicinarsi al corpo adolescente.

 

Non riesco a credere che ho scritto questo di mio pugno.

Charles non fu affatto contento di leggere quel che aveva scritto 35 anni prima. Mostrava segni non verbali di malessere quando parlava di quell’ Annabelle della sua giovinezza. Secondo me, questo rinforza l’ipotesi che la rimozione, la repressione cosciente, la vergogna e il sentimento di umiliazione sono tra le numerose cause per le quali gli adulti non esplorano la loro adolescenza durante una terapia. Tale avventura sembra far vacillare l’immagine di sé che l’adulto si e costruito. Fu molto scosso dalla lettura dell’ultima pagina del suo diario, dove affermava la sua assoluta determinazione a non farsi coinvolgere da basse passioni. Tutta la sua rigidità morale si svela nell’ultima pagina del suo diario e pone decisamente fine alle sue tergiversazioni riguardanti il fatto di accettare o no l’invito di Annabelle di accompagnarla a un party. Vi lego ora un estratto di quest’ultima pagina. Pervade un tono formale che non è presente nel resto del documento.

“Nel 8 gennaio 1956, dopo aver guardato Asmodee di Mauriac, mio cuore ha trovato, credo, la soluzione al suo problema maggiore. Ci e voluto tutto il talento di Mauriac per farmi capire il senso reale del amore cristiano. Da oggi, basta con le storielle d’amore, basta con le serate passate a chiedermi che cosa fare, se devo lasciarmi andare nel pozzo senza fondo della passione fuggitiva; ci sono andato molto vicino, in un istante un solo passo forse mi avrebbe separato dal mio ideale. Il mio buon senso mi aveva allertato e sopratutto, Dio non mi abbandonò; dovevo però fare un passo decisivo, non potevo rimanere tra due mondi, impaurito e pieno di dubbi. Mauriac mi ha salvato. Mi ha fatto capire che se mai una creatura diventa mia moglie, avrà in qualche modo il carattere di Emmanuel, mi ha fatto capire che insozzare il mio cuore con leggerezze e bassezze non farebbe che allontanarmi irresistibilmente dal mio ideale, mi fa capire che devo lasciare perdere tutte le sue bassezze e correre dritto davanti a me; la vita è piena di promesse e cosi devo considerarla.”

Non riusciva a credere che aveva scritto questo di suo pugno. Era ovvio che la brusca fine di questo suo diario gli ricordava la sua decisione ulteriore di seguire il richiamo della sua vocazione religiosa. Si rendeva conto che aveva costruito una parte del suo sé adulto in base a una versione tronca del ruolo che avevano avuto i conflitti sorti di fronte alla sua sessualità nascente nella sua decisione di optare per la vita religiosa. La scoperta casuale del suo diario aveva lanciato una pietra nelle acque calme del suo confortevole sé adulto. Provava vergogna e disagio di fronte alle rivelazioni riguardanti l’esperienza vissuta dal suo corpo adolescente e la rigidità della propria posizione morale. Si sentiva umiliato di fronte a tutto ciò. Ha ripetuto più volte: “Non riesco a credere che abbia scritto questo. Anche se posso invocare a mia difesa la forte influenza che l’ambito cattolico ha esercitato su di me, non cambia nulla rispetto al fatto che non ero più un bambino. Avevo 17, 18 anni!” Circa 35 anni più tardi, rimaneva sbalordito dalla somiglianza che percepiva tra il suo dilemma attuale e quello che aveva vissuto di fronte ad Annabelle.

Secondo Kurt Eissler (1978), simile palese disagio è stato osservato in Freud ogni volta che doveva affrontare il ricordo di Gisela, il primo amore dei suoi 16 anni. Eissler scrive: “Inoltre, quando si trattava di Gisela, Freud aveva delle reazioni strane, assai inconsuete che fanno pensare che questa esperienza occupasse una posizione unica nella sua memoria.” (p. 469 della versione inglese). L’autore rileva il contrasto enorme che esiste tra la rivelazione di sé nel Freud de “L’interpretazione dei sogni” e la reticenza dello stesso a evocare l’avventura con Gisela. Le reazioni adulte di Freud all’evocazione del suo primo amore non sono di certo un’ eccezione.

I ricordi-schermo e l’innocenza dell’infanzia secondo Freud

Quando redasse il suo testo sui ricordi-schermo nel 1899, Freud doveva essere ben conscio delle resistenze suscitate dall’evocazione di ricordi dell’adolescenza. In questo testo, Freud descrive un’ interazione verbale dettagliata con un paziente per illustrare la sua ipotesi sul ruolo difensivo di ricordi che funzionano a volte come schermi di fronte ad altri ricordi. E stato però molto ben dimostrato (Eissler, 1978) che il caso clinico presentato da Freud era in realtà il racconto mascherato del suo primo amore. Immaginando un’ interazione con un paziente, Freud evoca il ricordo del suo “primo amore di giovane vitello”, come gli piaceva chiamarlo in età adulta. Egli dimostra come il ricordo di una scena d’infanzia può fare da schermo a un ricordo dell’adolescenza. A un certo punto, nel dialogo immaginato dal suo autore, il paziente chiede a Freud perché un ricordo dell’adolescenza si potrebbe nascondere sotto l’inganno di una scena dell’infanzia. E il maestro risponde: “Forse per la sua innocenza” (On account of its innocence perhaps – p. 63). Visto che Freud narra la propria storia, ci svela in realtà che non affronta i ricordi della sua adolescenza con la stessa innocenza dei suoi ricordi d’infanzia. E perciò fondato concludere che deve esser stato conscio del fatto che togliere la rimozione sul materiale dell’adolescenza avrebbe incontrato forti resistenze. In alcuni adulti, evocare l’adolescenza sembra mettere in pericolo le basi della stima in loro stessi. Potrebbe, perciò, essere utile esplorare il narcisismo adolescente e le enormi fluttuazioni della stima di sé che lo distinguono.

I nostri pazienti scelgono l’analisi bioenergetica nella speranza di riprendere possesso del proprio corpo e di sentirsi realmente sé stessi. Durante questo lungo periplo, si potranno trarre numerosi vantaggi indagando sul modo nel quale hanno imparato a gestire le loro passioni nascenti. In numerosi pazienti, le prime esperienze della passione hanno lasciato tracce che riemergono quando il loro organismo raggiunge alti livelli d’intensità. Alcune resistenze ad abbandonarsi al proprio corpo si possono affrontare tramite i ricordi scritti nel corpo adolescente.

Dal punto di vista dell’analisi caratteriale

Vi ho letto alcuni brani del contenuto di questo diario; adesso, soffermiamoci sulla forma, come ci invita a farlo l’analisi caratteriale. L’ultima pagina segna la fine di questa forma di espressione che Charles aveva sviluppato scrivendo ogni giorno. Il cambio di tono lascia intravedere come la forma definitiva del suo carattere imporrà severe restrizioni al suo modo di esprimersi. E vero che aveva iniziato questo diario come se fosse una lettera al suo direttore spirituale. Leggendo il documento intero, ci si accorge però di un cambiamento di tono quando Annabelle appare nella sua vita. Si istaura allora un dialogo con se stesso dal tono intimo, soffuso di compassione. Essendo il corpo adolescente testimone dello sboccio finale della struttura del carattere, questo illustra come il carattere limita l’espressione di sé. Numerosi miei pazienti adulti realizzano che hanno tralasciato, verso la fine della loro adolescenza, vari modi di espressione di sé – scrivere poesie, cantare, comporre canzoni o suonare uno strumento musicale[1]. Al momento della richiesta d’aiuto psicologico, questi adulti vivono uno stato di crisi che presenta varie analogie con quello che hanno conosciuto durante la loro adolescenza: quel che sembrava funzionare finora, non funziona più. Esplorare la loro adolescenza li aiuta a ritrovare i mezzi di espressione che avevano abbandonato. Penso a quell’uomo di 40 anni che ha ricominciato a suonare la chitarra elettrica mentre stava attraversando un periodo di depressione grave. Facendo così, alimentava la speranza di ritrovare, un giorno, una passione nella sua vita. In quel periodo della sua vita, la musica rimaneva il suo unico modo di espressione al di fuori del suo lavoro.

Le prime esperienze di attrazione passionale verso un altro essere umano mobilitano le difese

dell’io con una forza proporzionale a quella della passione. Ci aiutano di certo a capire la sessualità adulta, ma ci danno anche le chiavi per capire meglio la posta narcisistica. Se l’adolescenza corrisponde all’età dell’amore tenero e della passione, si presenta anche come un’epoca durante la quale il narcisismo raggiunge vette mai toccate. Sarebbe opportuno applicare il modello fondamentale espansione-contrazione a questo salire vertiginoso del narcisismo e a questi investimenti passionali verso alcune persone. Più pazienti fanno risalire la loro prima passione significativa verso il loro 16° compleanno.

Primo amore e rimozione appassionata

Vi ricordate quanti anni avevate quando avete vissuto il vostro primo colpo di fulmine? Vi ricordate del suo nome? Benché avesse avuto più di 40 anni, un paziente sognava ancora regolarmente il suo primo amore. E soltanto al termine di un lavoro di elaborazione della sua sessualità di fine adolescenza che ha preso coscienza della passione intensa che aveva provato per questa ragazza. Il peso dei suoi conflitti morali dinanzi alla sua sessualità lo aveva, allora, portato a una specie di crollo corporeo di fronte a tale pressione. Si ricordava, come molti altri, giochi sessuali infantili interrotti da una madre indignata, però questi ricordi non sfociavano in niente di veramente significante nella sua realtà adulta. Uno dei sogni che metteva in scena questo primo oggetto d’amore eliminò la rimozione: doveva ad ogni costo evitare di toccare la pelle dell’amata, pena una perdita totale di controllo. L’apertura di questo varco portò a una comprensione migliore, più approfondita delle sue tensioni lombari croniche, del tratto dominante del suo carattere e delle sue inibizioni sessuali. L’immagine che aveva costruito di se stesso adulto era quella di una persona che non aveva mai vissuto una grande passione per una donna. Che strano! La rimozione si era svolta con tale forza quando aveva 18 anni che si era mantenuta fino all’alba dei suoi 50 anni. Quando si decise di confidare questo segreto a sua moglie, essa gli disse che anche lei sognava di tanto in tanto il suo primo amore, che aveva conosciuto quando aveva 14 anni.

Queste prime esperienze rimangono cariche di un’intensità abbastanza forte da provocare disagi e manifestazioni fisiche di disagio e di angoscia nell’adulto che deve affrontare questi ricordi. Alcuni pazienti finiscono per confessare che non hanno mai parlato all’oggetto della loro prima passione. Sono rimasti lontani dalla persona desiderata e idealizzata per paura di crollare completamente sotto la forza delle loro reazioni emozionali e corporee. Si sentivano incapaci di gestire tali vampate di intensità. Non so se traggono conforto dal sentire che Freud avrebbe vissuto il suo primo amore in un modo analogo. Secondo Eissler (1978), il primo amore di Freud per Gisela fu un’esperienza traumatica.

Scoperta traumatica di un’attrazione omosessuale

Visto che le prime esperienze della passione – nel senso di sentimenti molto forti d’attrazione verso una persona dell’altro sesso – possono diventare abbastanza traumatiche per il sé di un’adolescente, immaginate come può essere l’esperienza di un adolescente che si scopre un’attrazione passionale per una persona dello stesso sesso. Ho potuto osservare che centrarmi sul corpo adolescente mi aiuta nell’esplorazione dei sentimenti che si innestano quando si scopre un orientamento omosessuale. Questo è particolarmente utile con pazienti della mia generazione che hanno spesso vissuto questa scoperta in modo estremamente traumatico, visto il contesto sociale prevalente durante la loro adolescenza.

Mi riferisco in questo caso a un uomo di 40 anni incapace di imbarcarsi in alcuna attività genitale con un partner. L’emergenza del ricordo seguente segnò un momento importante nella sua terapia: all’inizio della sua adolescenza, aveva scritto a una rivista popolare per ottenere maggiori informazioni su una castrazione chimica della quale aveva sentito parlare. Prese allora coscienza di essere riuscito a raggiungere, tramite tensioni muscolari croniche, l’obiettivo che non aveva potuto raggiungere in quel altro modo. Riassumendo, possiamo dire che l’esplorazione del corpo adolescente ha dato risultati molto buoni con i pazienti omosessuali.

Mettiamo da parte la “teoria della ricapitolazione” dell’adolescenza

Sapete quanta importanza diamo, nel nostro programma di formazione, alla buona conoscenza dello sviluppo del bambino. Propongo di aggiungerci anche il periodo dell’adolescenza. Per esempio, si potrebbero includere osservazioni come quelle fatte da Peter Blos (1962) sul periodo di orientamento bi-sessuale che precede la fase di consolidamento di un orientamento sessuale definitivo. Questo potrebbe migliorare la nostra comprensione delle sfide contro-trasferenziali nei pazienti omosessuali.

Sono anche convinto che un approccio bioenergetico al corpo adolescente farà luce sui problemi narcisistici che si manifestano nell’età adulta. Non è forse vero che Narciso, eroe del mito, aveva 16 anni quando fu ucciso dalla sua passione fatale per il riflesso dell’immagine del suo corpo nell’acqua? Tuttavia, se vogliamo giungere a tale comprensione del corpo adolescente, dobbiamo affrettarci a rivedere la nostra teoria dell’adolescenza, come l’ha fatto Peter Blos (1989). Come lui, dobbiamo allontanarci dalla teoria freudiana classica che vede nell’adolescenza una ricapitolazione delle sfide dell’infanzia.

Nel suo libro sull’adolescenza, Louise J. Kaplan (1984) scrive che la maggioranza dei terapeuti continua ad appoggiarsi su questa teoria della ricapitolazione. Spiega la grande influenza che hanno avuto su Freud le teorie de l’evoluzione di Haeckel. Afferma che dalla metà del 19° secolo fino a 1930 circa, la dottrina della ricapitolazione di Haeckel ha servito di principio organizzatore in embriologia, fisiologia, morfologia, e paleontologia. La teoria secondo la quale l’ontogenesi ricapitola la filogenesi viene da questa stessa dottrina. Anche l’idea secondo la quale i “primitivi” funzionerebbero allo stesso livello dei bambini europei scaturisce da questa dottrina. Fortunatamente, le nostre conoscenze sono migliorate dai tempi gloriosi di Haeckel.

Oggi, sappiamo che una delle caratteristiche fondamentali della vita sta nel movimento verso forme organizzative più evolute che si distinguono per dei livelli maggiori di complessità (E. Morin, 1973, 1977). Sicuramente, anche Lowen (1970) condivide questa stessa visione quando scrive: “Evolution and growth of each individual bear witness to the fact that life is an ongoing process toward greater organization and more energy. (p. 66). (L’evoluzione e la crescita di ogni individuo testimonia che la vita è un processo continuo verso una maggiore organizzazione e una maggiore energia).”

Bisogna, dunque, considerare il corpo adolescente come il frutto di tale movimento verso un’organizzazione più complessa di quella che prevale nel bambino. Ridurre l’adolescenza a una ripresa delle sfide dell’infanzia varrebbe a negare questa caratteristica del vivente. Al contrario, la tradizione reichiana è sempre voluta rimanere incollata alle caratteristiche essenziali della vita. La metamorfosi dell’adolescenza corrisponde a tale riorganizzazione verso una forma più complessa. Riponiamo, perciò, la teoria della ricapitolazione sul ripiano della storia passata delle nostre conoscenze.

La passione: un integrazione dell’emozione e dell’intelligenza

Finora, ho usato la parola passione con due significati diversi. Ho utilizzato il termine non solo nel senso di qualcosa di cui si soffre o che si prova passivamente, ma anche nel senso dell’amore quando si manifesta come un sentimento potente e ossessivo. Permettetemi di ricorrere alla parola “passione” in un terzo senso: quello di uno stato affettivo abbastanza potente da dominare la vita dello spirito, per l’intensità dei suoi effetti o per la permanenza della loro azione (Le Robert). Si definisce cosi la forte inclinazione verso la musica che avrà dominato la vita di un artista. E anche in questo senso che alcuni di noi potranno riconoscere di provare passione per l’analisi bioenergetica. Tale definizione unisce emozione e intelligenza. La presenza dell’intensità e della permanenza nel tempo ci rimanda alla funzione di contenitore. Ciò implica che la funzione intellettuale ha sviluppato nuove capacità che permettono all’adolescente d’intravedere il suo futuro e di guardare al suo passato. Però è, generalmente, soltanto durante l’adolescenza che la forma di pensiero necessaria all’emergenza di tali passioni raggiunge la sua piena maturità. E una delle ragioni per le quali considero il corpo adolescente come una scena dove entra in gioco questo tipo di passione. Il corpo adolescente fa nascere questo tipo di passione che ispirerà una vita intera. Condivido perciò il punto di vista di Eissler (1977) che colloca alla fine dell’adolescenza la fonte di ogni creatività ulteriore.

Il corpo adolescente: il paradigma corpo-mente rivisitato

Affronto, ora, la parte la più ardita della mia comunicazione. Voglio trattare dell’interazione tra funzione sessuale e funzione intellettuale durante l’adolescenza. Desidero anche parlare della parte che questa interazione ha nell’emergere di passioni durature.

Durante l’adolescenza, assistiamo a un cambiamento nel modo di pensare che accompagna la maturazione dell’apparato sessuale. Secondo Claes (1986), i ricercatori in questo campo concordano per dire che il pensiero adolescente subisce una modifica importante e che quest’evoluzione delle abilità cognitive è allo stesso tempo quantitativa, continua e multidimensionale. Piaget, da parte sua, vede in questo mutamento della struttura dell’intelligenza il fenomeno più importante di questo periodo della vita. Questi cambiamenti giungono di proposito,dotando l’io di uno strumento prezioso per consolidare tutto il sistema di difese minacciato dal vigore rinnovato delle pulsioni.

Il sorgere dell’intellettualizzazione, come difesa specifica di questo periodo dello sviluppo, è stato messo in evidenza da Anna Freud nel suo libro “Il sè e i meccanismi di difesa”. Il suo studio sottolinea l’importanza del cambiamento nella funzione intellettuale, in quanto questa modificazione sembra confermare l’instaurarsi di un meccanismo di difesa che non esisteva fino a quel momento. Nel momento in cui il corpo adolescente può assicurare la sopravivenza della specie mediante l’accoppiamento, la funzione intellettuale si trasforma e dà a l’individuo i mezzi per organizzare la memoria del suo passato e proiettare il suo avvenire nel futuro. Tali acquisizioni costituiscono senza dubbio un contributo alla funzione di contenitore. La capacità di ritardare una reazione si accresce. Diventa più facile porre una distanza tra le sensazioni immediate e le emozioni sentite, da una parte, e i gesti calmi dall’ altra. La passione prende l’aspetto di uno stato complesso e fragile dell’organismo che risulta da miscele, da fusioni tra energia sessuale e funzione intellettuale. La passione emerge dall’ interazione tra una profonda riorganizzazione del corpo sessuale, da una parte, e della mente, dall’altra, tramite una modifica nel modo di pensare. L’equilibrio raggiunto dal corpo adolescente richiederà di essere ridefinito durante tutta la vita. La necessità di rivedere incessantemente questo equilibrio complesso e fragile, garante di una passione viva, dovrebbe essere il primo argomento a favore di un’educazione continua.

Sessualità e intelligenza hanno molto in comune

Le funzioni sessuale e intellettuale hanno vari punti in comune. Ambedue attraversano varie tappe di sviluppo ben identificate prima di raggiungere la loro struttura definitiva durante l’adolescenza. Ambedue sono dotate di una ricchezza e di una complessità tali da continuare a svilupparsi durante tutta la vita. Esse sono dei mezzi preziosi al livello dell’espressione di sé, la quale è l’obiettivo della terapia bioenergetica. Queste due funzioni sono tra gli obiettivi maggiori delle strategie di socializzazione delle nostre istituzioni sociali. Calcolate il numero di ore, di mesi e di anni che avete passato a imparare come pensare e come comportarvi come persone sessuate. Vi accorgerete che le società hanno da tempo capito la potenza di queste due funzioni. Hanno deciso di consacrare anni alla loro formazione o addestramento.

Non condanniamo la sessualità, anche se denunciamo le sue numerose manifestazioni nevrotiche. Dovremmo adoperare la stessa attitudine con la funzione intellettuale malgrado i suoi difetti. Possiamo applicare lo stesso tipo di analisi alle due funzioni. Alcune forme di pensiero esercitano una forte seduzione del tipo Don Giovanni, però rimangono dissociate dal corpo. Il dottor Lowen (1965) ha denunciato la “sessualità sofisticata”. Esiste ugualmente il “pensiero sofisticato”. Pensare in un modo personale che sia l’espressione della propria esperienza di vita, pensare a partire dal proprio radicamento, in un modo che integri tutte le dimensioni dell’esperienza umana sono forme di pensiero creativo che possono essere tanto desiderabili, ma tanto rari quanto un orgasmo. Questa, almeno, è la mia esperienza. La meccanica del pensiero può essere esercitata come si può esercitare la performance sessuale; ma il pensiero creativo come forma di espressione di se è qualcosa che sorge, qualcosa che fluisce attraverso sè, qualcosa che emerge un po’ come un sentimento. Credo che si possa parlare di abbandonarsi al proprio pensiero come si dice abbandonarsi al proprio corpo. Però radicare il proprio pensiero non è un impresa più facile di quella di radicare la propria sessualità.

L’intelligenza gioca una parte estremamente importante per la funzione di contenitore. Si tratta di uno strumento sociale di potere. La tentazione di utilizzarla a fini difensivi è stata ben analizzata dal dottor Lowen (1983). Raggiunge lo stadio finale di maturazione durante l’adolescenza, quando l’organismo passa attraverso una riorganizzazione totale: crescita ossea, sviluppo muscolare, sviluppo degli organi sessuali, fisiologia, sistema endocrino, composizione del sangue, attività corticale, etc. Prendendo tutto ciò in considerazione, vedo che al corpo adolescente è richiesto il compito di esplorare sintesi che combinino sessualità e intelligenza. Si tratta della ricerca costante di un equilibrio che si traduce nelle passioni che ispireranno una vita.

Il corpo adolescente alle prime armi con la passione promette di diventare un modello de grande ricchezza per coloro che tra noi mantengono un legame appassionato con l’analisi bioenergetica. La passione sa essere un potente mezzo di contatto con un’altra persona e con gli umani in generale. Si trova all’opposto del ritiro narcisistico dell’eroe del mito, Narciso. Il narcisismo adolescente è senz’altro molto conosciuto, però è contemporaneo alla scoperta dell’amicizia e dell’amore. Quando un adolescente si scopre grandi doti intellettuali, questa capacità nuova che ha di porre una certa distanza con i propri sentimenti e emozioni può favorire il ritiro narcisistico. Tuttavia, questo pensiero detto obiettivo, che riposa su un possibile distanziamento, si rivela uno strumento di grande importanza nel nostro universo sociale.

Come terapeuti, supervisori e formatori, ci dobbiamo confrontare ogni giorno con situazioni che rimettono in questione il grado di radicamento del nostro proprio pensiero e della nostra identità sessuale. In tali situazioni, le lotte del corpo adolescente si ritrovano appena sotto la superficie del corpo adulto. Quando un supervisore o un formatore chiede a uno stagista di commentare il suo lavoro di apprendista terapeuta, può osservare la fragilità dell’equilibrio tra ritiro narcisistico e passione che tesse i legami con l’esterno. Lo stagista è frequentemente nell’incapacità di pensare. Possiamo tutti dare esempi che illustrano quanto facilmente può riattivarsi la vulnerabilità narcisistica del corpo adolescente in un adulto. Non dobbiamo dimenticare che le pressioni sociali hanno agito con la stessa forza sul nostro modo di pensare che sulla nostra maniera di vivere le nostra sessualità. Per me, formatore e insegnante, questa questione è fondamentale. Pensare deve essere capito bioenergeticamente come un modo di espressione di sé, come un mezzo potente di espressione di sé. Come ho già detto, per quanto ne so, il fatto di esprimersi con il pensiero è tanto desiderabile quanto un orgasmo completo; purtroppo, tale esperienza è rara quanto una scarica orgastica totale.

Alcuni modi di pensare stimolano la discussione teorica, altri l’esplorazione attiva e la sperimentazione. Alcune forme ispirano le persone che imparano la pratica dell’analisi bioenergetica, mentre altre invitano alla prudenza e dissuadono dal lanciarsi in un lavoro sul corpo. Visto che stiamo formando clinici e non professori di università, dovremmo essere doppiamente attenti riguardo ai tipi di pensiero che stimoliamo. Questo è un punto importante per tutti i professionisti che si iscrivono al nostro programma de formazione.

Conoscere tramite il corpo

Nel futuro, forse, si riconoscerà il contributo centrale dell’analisi bioenergetica, nel fatto che essa esplora la convinzione secondo la quale la conoscenza di sè viene dall’esperienza di contatto con i processi viventi del corpo. Una posizione rivoluzionaria in un campo chiamato “psico”terapia! Collochiamo l’esperienza della conoscenza nel corpo globale, non nella testa, nella mente o nella corteccia. In questo, siamo fedeli al senso dato nella Bibbia al verbo “conoscere”. Conoscere qualcuno nel senso biblico significava avere un’intimità sessuale con questa persona. La conoscenza implicava la pelle e la muscolatura attraverso gesti e movimenti; implicava la sessualità della persona quanto le sue abilità cognitive. Come terapeuti, cerchiamo di conoscere tramite il corpo e riusciamo, con la giusta dose di passione, a stabilire legami significativi con i nostri pazienti. E in un futuro prossimo, avremmo senz’altro qualcosa da dire sulla comunicazione non verbale.

In quest’avventura della conoscenza tramite il corpo, possiamo trovare un appoggio più recente di quello della Bibbia nel libro di Antonio Damasio (1994). Si tratta di un ricercatore di punta nel campo della neuropsicologia. Leggere il suo libro mi ha confortato nel credere che il processo di conoscenza è un fenomeno che ingloba il corpo intero. Giacché la conoscenza si radica nel corpo globale, è interessante ricordarsi che le strutture della funzione intellettuale raggiungono un grado inedito di complessità proprio quando il corpo si trasforma completamente.

Come modello teorico, il corpo adolescente invita a una comprensione approfondita della funzione dell’espressione di sé, una funzione centrale nel processo terapeutico. Come modello, il corpo adolescente aggiunge un grado di complessità al nostro paradigma corpo-mente.

A titolo illustrativo, ecco come l’aggiunta di questo modello potrebbe aiutare a trovare la soluzione di uno dei problemi sollevati dal dottor Lowen questi ultimi anni. Egli pensava che la gente che formavamo aveva tendenza a lavorare con strutture caratteriali piuttosto che con persone. Il modello del corpo adolescente ricorda che le differenze individuali si manifestano con più evidenza nell’adolescenza, e che la forma definitiva del carattere sboccia in quel periodo. Quest’affermazione non è poi estranea alla posizione di Lowen (1958), secondo la quale bisogna generalmente aspettare fin dopo la pubertà perchè la struttura masochista prenda la sua forma corporea finale (fully jelled) .

E’ anche vero che i numerosi volti dell’adolescenza cambiano cosi velocemente da una generazione all’altra che le generalizzazioni non possono durare a lungo. L’aggiunta di questo modello può spingerci a centrarci sulla persona e a concentrare la nostra attenzione sull’espressione corporea di questa persona, piuttosto che sulla nostra conoscenza della teoria dei caratteri.

Passione, verità e accecamento

Gli ultimi dieci anni della mia vita professionale sono state all’insegna di questo interesse per il corpo adolescente. Sono stato cieco di fronte ad altri aspetti della realtà? Trascinato dall’eccitazione generata dallo sviluppo di questo punto di vista, sento talvolta la tentazione di esagerare, di cercare di spiegare tutto con questo schema. La passione per la verità e il pericolo di essere posseduto dalla verità che uno crede di aver trovato sono molto vicine. Infatti, la passione poggia su uno stato emozionale e intellettuale estremamente fragile e complesso.

Tenteró di affidarmi alla sapienza di Edgar Morin (1986, 1990). Vedendo in ciò una specie di tallone di Achille, egli attrae la nostra attenzione su una dimensione della realtà dalla quale l’essere umano sembra incapace di imparare. Secondo lui, la storia dimostra che tutti i sistemi di credenze e conoscenze elaborati dagli essere umani hanno una vita breve. Ogni sistema contiene dei limiti e delle imperfezioni che saranno le cause della sua degenerazione. Se fossimo capaci di trarre lezioni dalla storia, dice Edgar Morin, ci sforzeremmo di identificare i limiti dei sistemi teorici che elaboriamo e identificheremmo cosi le debolezze che diventeranno senz’altro fatali in un futuro prossimo. Però gli umani si ostinano a elaborare sistemi che gli sembrano perfetti. Quest’incapacità umana di trarre profitto dalle lezioni che potrebbe insegnarci la storia si radica nella nostra passione per la conoscenza della verità e nel nostro bisogno di rassicurarci con sistemi di credenze o teorie. E molto difficile per noi riconoscere questo fatto storico: tutte queste elaborazioni sono mortali come noi.

E’ il corpo adolescente che genera le abilità intellettuali essenziali all’elaborazione di questi modelli teorici e di questi sistemi di credenze. Questa propensione umana a trincerarsi nella convinzione irremovibile di conoscere l’unica verità, potrebbe essere una delle manifestazioni più pericolose del narcisismo. In questo senso, il corpo adolescente come referenza teorica apre le porte a un’esplorazione molto promettente.

La passione che mi anima rispetto al tema del corpo adolescente è quella di un uomo che ha varcato la soglia dei cinquant’anni e non quella di un adolescente. E l’espressione del mio modo di dare un senso al mio universo attuale. Visto che la mia professione occupa un posto importante nella mia vita, il fatto di ridefinire il senso della mia vita professionale si mischia facilmente alla mia vita personale. Nei miei progetti a più lungo termine, il corpo adolescente è solo una tappa verso una comprensione approfondita del fatto che ogni ciclo dell’esperienza adulta ci invita, o talvolta ci obbliga, a rivedere il senso della nostra esistenza.

Sono nondimeno cosciente di rimanere fedele a un’esperienza fondamentale vissuta verso l’età di 17 anni. Era la fine di un corso e stavamo per uscire della classe. Non ricordo l’evento che aveva provocato questo stato interiore, però ricordo che mi sentivo molto critico verso gli adulti che avevo intorno. Avevo anche l’impressione di percepire in quel momento con molta acuità i loro limiti e le loro contraddizioni. Poi mi sono detto che avevano avuto la mia stessa età e che, forse, avevano sentito qualcosa di simile a quello che stavo vivendo in quel momento. Mi feci allora la domanda che continuo a pormi tuttora: “Quando avrò la loro età, avrò dimenticato quel che vivo ora come loro sembrano averlo dimenticato, o me ne ricorderò?” E probabilmente questa la ragione per la quale apprezzo così tanto la magnifica canzone di Jacques Brel, Les vieux amants “I vecchi amanti”). Concludo questa comunicazione ricordandovi le parole della fine di questa canzone:

“E in fin dei conti, (et finalement, finalement)
Ci è voluto tanto talento (il nous fallut bien du talent)
Per esser vecchi senz’esser adulti” (pour etre vieux sans etre adultes)
Ma per rimanere fedele a questa parte di me stesso, devo continuare e cantare il ritornello di questa canzone:
“O amore mio (O mon amour,)
Mio dolce, tenero, meraviglioso amore (mon doux, mon tendre, mon merveilleux amour)
Dall’alba chiara alla fine del dì (de l’aube claire jusqu’à la fin du jour)
Ti amo ancora, lo sai, ti amo (Je t’ aime encore, tu sais, je t’ aime)

 

Bibliografia

  • Birraux Annie (1994). L’ adolescent face à son corps. Paris : Ed. Bayard
  • Blos, P. (1962). On Adolescence. N.Y.: Free Press of Glencoe
  • Blos, P. (1989). The Place of the Adlolescent Process in the Analysis of the Adult.
  • Psychoan. Study of the Child. Vol 44
  • Cahn, R. (1998). L’adolescent dans la psychanalyse. Paris : Le Fil Rouge
  • Claes, M. (1986). L’expérience adolescente. Liège: Ed. P. Mardaga
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  • Freud, Anna (1946). The Ego and the Mechanisms of Defence. N.Y.: International University Press
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  • Laufer, M. (1989). Adolescent Sexuality. Psychoan. Study of the Child. Vol. 44
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  • Lowen, A. (1970). Pleasure. A creative approach to life. N.Y.: Coward-McCann, Inc.
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  • Morin, E. (1986). La méthode. Vol. 3 : La connaissance de la connaissance. Paris : Seuil
  • Royer, D. (1988). Some Aspects of Narcissism Among French-Canadians.
  • Bioenergetic Analysis. Vol. 3, No. 2
  • Royer, D. (1988). Quelques visages du narcissisme chez les canadiens-français.
  • Corps et analyse. Vol. 2, No. 1 (Revue publiée par la SOBAB)
  • Royer, D. (1996). Making a Place for the Adolescent Body in the Process of Adult Therapy.
  • Bioenergetic Analysis. Vol. 7. No. 1
  • *Denis Royer, international trainer in bioenergetica.

 

Traduzione a cura di Livia Geloso, Trainer locale bioenergetica in collaborazione con Marie-Françoise Perez, traduttrice.

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