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L’educazione dei figli: si, no, devi
Tre parole sono responsabili di tutta l’educazione del bambino: si, no, devi.
L’educazione interviene in un’epoca in cui il bambino sta sviluppando il senso di sé, esplorando la sua psicomotricità, e frequentemente ne limita la libera espressione.
L’adulto trascura troppo spesso che educare deriva da
e-ducere, non significa mettere dentro o imporre qualcosa, ma significa tirare fuori dal bambino il meglio delle sue potenzialità, consentendogli, allo stesso tempo, l’apprendimento dei propri limiti.
Il Si dell’adulto contiene tre principali significati, a seconda che sia un:
SI IGNORATIVO (fa quello che vuoi ma non mi seccare). Il bambino sente di essere ignorato, sviluppa insicurezza, ansia, l’illusione di non avere bisogno di nessuno, ribellione per l’autorità da cui si sente ignorato.
SI PERMISSIVO (non sei capace, ma ti do il permesso proteggendoti). Il bambino impara che se fa le cose che la madre gli permette di fare, la madre si sente amata da lui e lo amerà a sua volta.
SI AFFERMATIVO (tu hai la capacità di farlo) Il fanciullo sente di poter imparare dall’esperienza, emerge la gioia di vivere, di affermazione dell’Io, il senso di libertà acquisito da una educazione gioiosa
Anche dire No, presenta tre diversi significati:
NO REALISTICO (insegna al bambino i limiti ed i pericoli). Equivale al si affermativo. Per esprimere le sue potenzialità e conoscere i suoi limiti il bambino necessita di no realistici e di si affermativi.
NON VOGLIO (esiste anche la volontà; la libertà individuale termina dove inizia quella dell’altro, che non deve essere sopraffatto. Il principio di uguaglianza.) Genitori prepotenti che dicono “non voglio” senza discutere e a sproposito, creeranno adolescenti ribelli e adulti aggressivi, oppure gregari e sottomessi, tipico della posizione masochistica. Di contro, genitori con sensi di colpa perché trascurano il loro bambino, non riescono a dire dei sani “non voglio” e creeranno adulti prepotenti.
NON E’ PERMESSO (senza dare alcuna spiegazione) Il bambino non riesce ad allenare il proprio diritto di esprimersi, non può sperimentare la giusta frustrazione, indispensabile per saper negoziare. Non può scaricare la rabbia per un divieto a lui incomprensibile, verso la persona di riferimento. Questa rabbia trattenuta sarà successivamente agita, indirettamente, contro gli altri oggetti carichi affettivamente o emotivamente (genitori, fratelli, compagni, amici, etc.); oppure contro se stesso. Se disobbedisce a questo divieto immotivato, si sentirà colpevole e/o cattivo.
Il no, può essere dato con diverse tonalità:
- quelle in sintonizzazione coni bisogni evolutivi del bambino (tono fermo ma gentile e sempre improntato all’affetto, disponibilità alla spiegazione e al ragionamento),
- quelle categoriche che guardano solo ai comodi del genitore,
- quelle superegoiche (istanze censorie dell’individuo) che comunicano disgusto, durezza, rimprovero, ricatto affettivo e sono foriere di violenza e punizioni corporali
Per una crescita sana il bambino deve incontrare tanto il “Si” quanto il “No” e imparare a maneggiarli entrambi, per sperimentare e comprendere non solo i suoi diritti, ma anche i suoi doveri.
Il “DEVI” sprigiona forti emozioni evolutive, che possiamo riassumere in:
DEVI PERCHE’ E’ NECESSARIO. E’ un devi realistico, con cui il bambino si arricchisce di esperienza, comunica fare questo, per ottenere quello (devi mettere a posto i tuoi giocattoli dopo l’uso se vuoi trovarli in ordine la prossima volta,) o perché non succeda quest’altro (devi stare lontano dal forno quando è acceso se non vuoi scottarti le manine).
DEVI PERCHE’ IO VOGLIO COSI’. E’ un devi autoritario, il bambino non è in condizione di resistere o reagire; lo orienta verso una posizione passiva (una formazione reattiva nel maschio può strutturare una tendenza all’omosessualità latente); oppure scatena in lui rabbia che il genitore non potrà accettare, mentre sarebbe opportuno farlo, per evitare il blocco della rabbia, con conseguenze patologiche.
DEVI FARE QUESTO SE NO MI DISPIACCIO. E’ un devi ricattatorio, fa sentire il bambino sbagliato, deludente, cattivo e colpevole se non obbedisce. La paura di poter perdere l’affetto (ricatto emotivo) lo indurrà all’obbedienza per compiacere il genitore. La perdita della libertà nella scelta se aderire o meno alle richieste del genitore lo farà sentire imprigionato dal ricatto, umiliato e arrabbiato. Terreno fertile per strutturare il masochismo come equilibrio difensivo.
DEVI FARE QUESTO PERCHE’ IO SO CHE FA BENE PER TE. Non considerando assolutamente tutto ciò che il bambino sta esprimendo con la psicomotricità del corpo, è un doppio messaggio psicotizzante, perché il bambino pur di conservare l’amore del genitore, rinuncerà alle sue sensazioni e alle percezioni di se stesso, in favore di quelle del caregiver (figura affettiva e accudente di riferimento).
- Il volere è il linguaggio del desiderio e degli istinti,
- il potere è il linguaggio della volontà,
- il dovere è il linguaggio superegoico dei divieti.
La psicomotricità sviluppatasi al servizio del Super-Io (dovere), produce incapacità di amare e di essere amato, con un blocco delle emozioni e dei sentimenti.
L’energia bloccata muscolarmente sostiene la rigida corazza muscolo-carattetteriale, mentre, sul piano mentale, la corazza si esprimerà con una rigidità di comportamento e un’eccessiva razionalizzazione, che porta ad una limitazione dell’immaginario e della capacità di condivisione e di espressione delle emozioni.
L’ipertrofia e la rigidità dell’Io e del Super-Io, allontana dal principio del piacere per obbedire al principio del dovere, evidenziato, nel corpo, dall’ipertono muscolare, la cui collocazione e distribuzione evidenzia situazioni patologiche, conseguenza delle ingiustizie sofferte.
Tratto da: Ezio Zucconi Mazzini, La malattia del potere, Alpes Italia, Roma, 2010
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