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Imparare a camminare


Le fasi

La maggior parte dei bambini inizia a camminare fra i 12 / 14 mesi.

  • La deambulazione è preceduta solitamente dal gattonamento o da spostamenti a terra con varie modalità (da seduto, strisciando, a orso, in ginocchio ecc.) e da spostamenti in piedi tenendosi a vari sostegni: persone, mobili bassi, sedie.
  • Il gattonamento va considerato come una vera e propria tappa nello sviluppo del bambino, una fase preparatoria che gli permette di acquisire sicurezza e abilità, di prendere “le misure” e consapevolezza delle distanze, delle profondità e di sperimentare in sicurezza da terra, ostacoli e pericoli.
  • Il bambino che arriva alla deambulazione dopo il gattonamento ha una camminata più sicura, cade di meno, si mette meno nei pericoli e riesce a risolvere da solo piccole difficoltà che incontra sul “suo cammino”.
  • Capita che alcuni bambini non gattonino o non sperimentino nessun tipo di spostamento a terra, non importa, cammineranno ugualmente bene con i loro tempi. Importante è che ogni bimbo abbia avuto la possibilità di stare a terra e imparare a spostarsi, che sia stato messo, dai suoi adulti di riferimento, nelle condizioni per farlo.
  • Per tutto lo sviluppo senso/motorio che caratterizza i primi anni di vita del bambino va sollecitata e accompagnata la spinta naturale all’autonomia, motore primario della crescita e della vita stessa nella sua essenza principale.
  • Il bambino non andrebbe mai messo in posizioni/posture che non sa attivare e mantenere da solo e quindi anche per lo stare in piedi e per la deambulazione è importante che faccia le sue sperimentazioni e le sue conquiste da solo con le sue possibilità e i suoi tempi, noi adulti abbiamo il compito di stargli vicino, di incoraggiarlo, di gratificare i suoi sforzi ma non di sostituirci.
  • È bene evitare ad esempio, se il bimbo non lo fa anche da solo di sorreggerlo in piedi e per i primi passi, tenendolo per le mani: è probabile che senza di noi lui si senta incapace e che richieda così continuamente il nostro intervento costringendoci a un periodo più o meno lungo di camminate a schiena piegata, avanti e indietro per accompagnare il “pargolo” nelle sue escursioni.
  • Oltre alla nostra fatica ciò che più conta è che il bimbo sperimenti un’autonomia motoria che dovrebbe avere anche un significato psico/affettivo di distacco e riavvicinamento dall’adulto di riferimento senza “staccarsi”. Sul piano prettamente fisico poi, questa modalità ritarda la deambulazione autonoma e rende il bimbo meno sicuro e più dipendente.
  • Una volta conquistata la deambulazione autonoma il bambino sperimenterà questa sua capacità appena acquisita continuando a camminare avanti e indietro, diventando sempre più capace e sicuro. Apparirà quasi impossibilitato a fermarsi e a concentrarsi su un gioco come sapeva fare magari fino a poco tempo prima, in realtà sarà attratto e interessato dal materiale da gioco che incontrerà sul suo cammino e che manipolerà e utilizzerà nelle brevi soste fra uno spostamento e l’altro e che magari porterà con se da un capo all’altro del suo percorso.
  • Sarà interessato anche ad oggetti da spingere: sedie, carrettini e quando sarà un po’ più abile e in equilibrio utilizzerà giochi da trascinare.
    Importanti diventeranno anche oggetti voluminosi ma leggeri (cuscini, cesti, scatoloni) che il bimbo solleverà e porterà in giro sentendosi “forte e potente” e sviluppando la sua capacità di mantenersi in equilibrio.

Testo a cura di Lidia Magistrati
Educatrice e psicomotricista della Casa di Maternità “La Via Lattea” di Milano

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