
Il Carattere di Cosimo Aruta
Il carattere
Dal greco karasso, che letteralmente significa incidere, è l’insieme delle caratteristiche individuali e delle disposizioni psichiche che distinguono un individuo. Può essere definito il modo costante e abituale di interagire di ognuno, la sintesi delle tendenze affettive che dirigono le reazioni del soggetto verso le condizioni dell’ambiente in cui vive.
Il carattere si costituisce come la risultante fra le disposizioni innate (temperamento) e l’effetto su di queste esercitato dall’ambiente, inteso come ambiente fisico, affettivo, sociale, educativo e culturale. Il concetto di carattere è, quindi, più ampio di quello di temperamento e più ristretto di quello di personalità. La personalità può essere definita la più o meno stabile e durevole organizzazione del carattere, del temperamento, dell’intelletto e del corpo di una persona: organizzazione che determina il suo adattamento totale all’ambiente.
Nell’ambito della letteratura psichiatrica e psicologica, si ritrovano trattazioni sul carattere in diversi autori.
Il fenomenologo Karl Theodor Jaspers, nella sua Psicopatologia generale (1913), afferma che il carattere è l’aspetto comprensibile del nucleo incomprensibile in cui è racchiusa l’essenza di ogni individuo.
Sigmund Freud, nella trattazione delle varie fasi dello sviluppo libidico nel bambino, associa a ciascuna di esse un insieme di caratteristiche, presenti anche più tardi nello sviluppo dell’uomo, che definisce carattere. Pertanto, il carattere orale è contraddistinto dalla fissazione alla fase orale e dunque alla gratificazione o meno delle prime necessità del bambino (nutrimento) che influenzerà la modalità ottimistica o pessimistica, fiduciosa o meno, di affrontare il mondo; il carattere anale, correlato al periodo di apprendimento del controllo sfinterico, è correlato con i tratti di ostinazione, parsimonia e ordine; il carattere fallico è contraddistinto da una sicurezza di sé correlata alle componenti narcisistiche e a una sessualità orientata alla dimostrazione di potenza; il carattere genitale viene introdotto da Freud per completare uno schema, quale termine ideale raggiunto con il superamento delle dipendenze infantili e l’acquisizione della capacità di soddisfare le proprie esigenze tenendo conto di quelle degli altri.
Ancora Freud parla di carattere isterico, riferendosi a un quadro psicopatologico caratterizzato da un’importante labilità emotiva, forte suggestionabilità, comportamenti poco controllati; e ancora di carattere ossessivo, quando l’individuo è estremamente controllato, guardingo, sospettoso, costantemente rigido. Secondo Melanie Klein possiamo ritrovare, nel carattere adulto, nuclei delle posizioni schizoparanoide e depressiva che caratterizzano la prima infanzia.
Alfred Adler ritiene che il carattere risulti dal conflitto tra volontà di potenza, forza motrice che opera a livello conscio e inconscio per l’affermazione individuale e sentimento sociale, caratterizzato dal bisogno di cooperazione.
L’ambiente socioculturale, le circostanze della vita e l’utilizzo dei meccanismi di difesa contribuiscono ulteriormente a delineare il carattere dell’individuo.
Wilhelm Reich attribuisce la formazione del carattere all’interazione di due principi, uno endogeno, l’energia sessuale o libido, matrice vitale dell’organismo vivente; l’altro esogeno, derivante dall’ordinamento sociale, cioè dall’educazione, dalla morale e dalle regole che, in ultima analisi, derivano dalla struttura economica della nostra società e dalle esigenze a questa correlate. Il carattere dipende dalle modalità adottate dall’individuo per risolvere il conflitto tra i due principi: avremo così:
- il tipo isterico, nervoso, incostante, apprensivo;
- il tipo coatto, inibito, tendente alla depressione;
- il tipo fallico-narcisista, sicuro di sé, arrogante, elastico, vigoroso;
- e il tipo masochista, che percepisce come piacere ciò che l’individuo normale considera dispiacere.
Erich Fromm, considerando il carattere come il risultato di un conflitto tra ricerca di sicurezza e bisogno di libertà, presentate come istanze antitetiche, identifica cinque tipi di carattere:
- il parassita o sfruttatore che segue la legge del più forte, dimostrando tratti ostili e manipolativi;
- il possessivo, che ritiene di essere ciò che arriva a possedere;
- il mercantile, che dà importanza al ruolo sociale e alla sua commerciabilità;
- il produttivo, meta ultima dello sviluppo storico dell’uomo che, dopo essere passato dal feudalesimo (carattere parassita), al capitalismo (possessivo) e alla borghesia calvinista-puritana (mercantile) tende idealmente a un progresso che comporti un certo grado di sicurezza coesistente con la libertà individuale.
La libertà umana é limitata dal nostro io, dai possessi e dalle opere; la libertà come condizione per la creatività comporta non avere legami che impediscono la propria autorealizzazione (Erich Fromm, Avere o Essere?, Mondadori, Milano 1977, pag.92).
Per l’analisi bioenergetica di Alexander Lowen, la struttura del carattere definisce il modo in cui un individuo tratta il proprio bisogno di amare, la sua ricerca di intimità e il suo desiderio di piacere. (Alexander Lowen, Bioenergetica, Feltrinelli, Milano, 2004, cap. V° – pag. 148).