COMUNICAZIONE NON VERBALE a cura di Maurizio D’Agostino
1. I movimenti e le caratteristiche statiche del corpo Comprendono i gesti, il movimento generale del corpo, le espressioni facciali, il movimento degli occhi, la postura ed anche altri aspetti del corpo che durante una conversazione rimangono stabili come l’altezza, il peso e il fisico in generale.
2. La dimensione paralinguistica Comprende non solo il tono della voce, le vocalizzazioni, i ritmi del discorso ma anche le pause di silenzio, gli errori di lingua, i lapsus e così via.
3. La dimensione prossemica Comprende le distanze fisiche che si tengono nelle conversazioni, le posizioni che si assumono in piedi o da seduti, l’uso che si fa dello spazio personale e il modo di gestire i confini del contesto fisico, come la disposizione degli oggetti quali i tavoli e le sedie e il modo di muoversi in relazione ad essi.
4. L’ambiente in generale Come l’ordine, il disordine, la presenza o assenza di fiori, di quadri sulle pareti, abbondanza o scarsezza di luce, controllo o meno dei rumori, la tappezzeria, ecc…, trasmette molti significati e stimola particolari reazioni emotive nelle persone.
5. Il tempo Fanno parte della dimensione tempo i ritardi, gli anticipi, la puntualità nella chiusura delle sedute, il tempo dedicato a contenuti particolari e così via (gestione del tempo nelle relazioni). Di solito l’utente ha meno controllo sull’espressione non verbale che su quella verbale e spesso ciò può contribuire a ottenere informazioni che “sfuggono” all’utente e sono preziose all’operatore per la comprensione dell’utente.Il più delle volte la persona è consapevole dei significati delle espressioni non verbali, altre volte invece esse riflettono significati con i quali la persona ha perso contatto, e può essere importante recuperare tale contatto, rendendosi conto di quali sono i sentimenti e le intenzioni che nascondono e così riportare in tutto sotto il proprio potere decisionale.
COMUNI COMPORTAMENTI NON VERBALI
1. MOVIMENTI E CARATTERISTICHE STATICHE DEL CORPO
Espressione degli occhi:
Contatto diretto con gli occhi: attenzione, affetto, voglia di contatto.
Occhi sfuggenti: rispetto, interruzione del contatto, soggezione.
Abbassare gli occhi: impaccio, riflessione, colpevolizzazione.
Fissare con gli occhi: rigidità, preoccupazione, paura, odio.
Occhi che si spostano continuamente: entusiasmo, ansia, curiosità.
Palpebre che si aprono e si chiudono velocemente: riflessione, perplessità, compiacimento, evitare il contatto con la persona.
Sopracciglia arcuate in su con fronte corrugata: vulnerabilità, senso di povero me, adattamento compiacente.
Occhi inumiditi: tristezza, frustrazione, area emotiva importante toccata, gioia, rabbia.
Spostamento occhi in su, in giù, di lato: riflessione, richiamo di memorie, concentrazione, interesse.
Dilatazione della pupilla: spavento, interesse uso di droga.
Apertura ampia delle palpebre: spavento, interesse.
In genere nei colloqui maggiore contatto con gli occhi tende a indicare:
1. distanza fisica tra le due persone
2. discussione di contenuti meno personali
3. che c’è coinvolgimento interpersonale
4. posizione di ascolto piuttosto che di comunicazione attiva
5. che sei donna
6. appartieni ad una cultura che usa molto contatto visivo nelle interazioni
Minore contatto con gli occhi si ha di solito quando:
1. le persone sono fisicamente vicine
2. si discutono contenuti intimi, difficili da comunicare
3. si è nella posizione di comunicatore piuttosto che di ascolto
4. c’è imbarazzo, vergogna, soggezione
5. si appartiene ad una cultura che usa poco il contatto visivo nelle interazioni
Espressioni della bocca
Bocca atteggiata a sorriso: saluto, gioia, timidezza.
Labbra tirate e chiuse: decisione, riservatezza, ostilità.
Mordere le labbra: ansia, controllo di sé, tristezza.
Labbra aperte e rilassate: sorpresa, meraviglia.
Labbra inferiori che tremano: tristezza, solitudine.
Labbra arcuate con estremi in basso: sconforto, rabbia.
Labbra chiuse tirate verso l’esterno: adattamento, gioia formale.
Molte espressioni delle labbra vanno lette in combinazione con altri muscoli ed espressioni facciali.
Espressioni facciali
Contatto con gli occhi e sorriso: soddisfazione, contentezza.
Fronte accigliata, occhi tesi, bocca chiusa. Preoccupazione, rabbia, tristezza.
Occhi e bocca tirati: paura, preoccupazione.
Rossore in volto e sul collo: imbarazzo, ansia, disagio.
Segni del capo
Movimento in su e in giù del capo: accordo, consenso, attenzione.
Oscillazione del capo a sinistra e a destra in modo circolare senza cambiare la posizione verticale: negazione, disapprovazione, disaccordo.
Oscillazione del capo da sinistra a destra scostandosi dalla verticale ma rimanendo nel piano verticale: benevola approvazione ( se occhi vivaci e labbra distese e allargate ), benevola disapprovazione ( se occhi leggermente accigliati e labbra tese e chiuse ), adattamento ( se gli occhi fissano e le labbra sono atteggiate a sorriso forzato ).
Testa inclinata o bocca semiaperta: tristezza, sconforto, preoccupazione.
Testa piegata a destra: passività, accettazione.
Colpo in su della testa e ritorno alla posizione di partenza: sfida.
Colpo in su della testa con blocco nella posizione sollevata: ordine perentorio, sfida.
Sollevamento relativamente lento della testa in su e ritorno meno lento al punto di partenza: incertezza, manca informazione richiesta.
Spalle e arti
Alzata di spalle e immediato abbassamento: rifiuto, non coinvolgimento.
Sollevamento relativamente lento delle spalle: incertezza, ambivalenza.
Spalle alzate con testa incassata tra le spalle: paura, spavento.
Braccia incrociate sul petto (braccia conserte): riposo, chiusura emotiva verso l’altro.
Braccia distese e rigide con pochi movimenti: tensione, rabbia.
Mani tremanti: stanchezza, ansia, rabbia.
Mani chiuse a pugno: ansia rabbia.
Dita che picchiettano: ansia rabbia.
Mano aperta con indice e pollice congiunti ai polpastrelli: determinazione, intransigenza, precisione spinta.
Gambe incrociate: riposo, rilassamento, chiusura verso l’altro.
Gambe aperte e rilassate: apertura allo scambio sociale.
Gambe aperte e piedi girati all’indentro o piegati sui fianchi: adattamento, passività.
Ginocchia chiuse e piedi uniti: tensione, riservatezza, chiusura a relazioni che implicano intimità.
Il corpo nel suo insieme:
In piedi su un solo piede con l’altro appoggiato alla gamba: precarietà, incertezza, instabilità.
In piedi con gambe leggermente allargate e peso bilanciato su tutte e due le gambe:stabilità, sicurezza.
Inclinazione in avanti: interesse, coinvolgimento, attenzione.
Posizione seduta, gambe distese, spalle rilassate e appoggiate con capo rilasciato in dietro o su un lato: passività, rinuncia.
Da seduto oscillazione avanti e indietro o continuo cambiamento di posizione: agitazione, ansia, preoccupazione.
Seduto sullo spigolo della sedia: tensione, ansia, incertezza.
Giocare con capelli occupare mani con oggetti: distrazione, parziale sgancio dalla relazione.
2. La voce: dimensione paralinguistica Voce bassa non udibile: timidezza, difficoltà ad aprirsi. Rapidi cambiamenti di tono: alternarsi di diversi stati d’animo.Esitazione, balbettamenti, interruzioni: ansia, disagio, forte contatto emotivo.Tono piagnucoloso: dipendenza, compiacimento, manipolazione.Silenzi: preoccupazione, rabbia, confusione, tranquillità, riflessione, impaccio, attesa.Ritmo del discorso lento, veloce, interrotto: cambiamenti rapidi degli stati emotivi e sensibilità ad essi.I toni della voce possono essere informatori involontari molto preziosi degli stati d’animo delle persone che fanno il colloquio.
2. Gli spazi fisici: dimensione prossemica La persona si distanzia: è stata creata eccessiva intimità, percepita invasività.La persona abbrevia le distanze: desiderio di interazione più calda e personalizzata.Sedersi mettendo oggetti tra sé e l’altra persona: ricerca di protezione e adeguati confini.Sedersi direttamente di fronte: disponibilità a confronto diretto e formale.Sedersi ad angolo: desiderio di contatto socialmente e affettivamente piacevole e non aperto ai invasività.Sedersi di fianco: desiderio di contatto affettivamente profondo con o senza desiderio di contatto fisico.
3. L’ambiente
Di solito è utile avere un ambiente fisico piacevole e moderatamente stimolante. Parte di questo ambiente è la persona stessa che conduce il colloquio, il suo portamento, i suoi vestiti, la sua voce, i suoi modi di fare.
4. Il tempo
Non tutti gli utenti hanno la stessa percezione del tempo: ad es. alcuni preferiscono molta strutturazione e osservanza fedele degli orari, altri invece hanno un concetto più elastico del tempo e i ritardi possono essere visti parte normale della vita. Anche i limiti di tempo degli incontri sono letti in modi diversi da diverse persone e nei contesti di diversi modelli terapeutici.
In genere gli utenti si sentono poco rispettati se non si sta ai tempi concordati o se gli appuntamenti vengono spostati in assenza di giustificazioni proporzionate al disagio che procurano.
Uso del comportamento non verbale nei colloqui
Passons offre diversi suggerimenti sul come affrontare il comportamento non verbale:
1. Verificare la congruenza tra comportamento verbale e non verbale.
2. Annotare o reagire ai messaggi discrepanti o misti riscontrati.
3. Annotare o reagire agli stimoli non verbali quando l’utente sta zitto.
4. Focalizzarsi sul comportamento non verbale per cambiare il contenuto del colloquio.
5. Annotare i cambiamenti nel comportamento non verbale durante il colloquio o nel corso di diversi colloqui.
1. Alcune modalità comuni di gestire il comportamento non verbale incongruente sono:
- Lasciar correre e non farci nulla (perché riguarda aspetti marginali rispetto alla focalizzazione del colloquio, l’obiettivo del colloquio, per esplorare in modo generale la situazione, il confronto è prematuro (difese, fiducia, rispetto, identità non ancora raggiunti per una confrontazione utile)
- Farlo notare e chiedere cosa significa
- Esaminare il comportamento incongruente in modo focalizzato, esagerandolo, in modo che l’utente ne prenda piena consapevolezza oppure proponendo una lettura interpretativa se il livello di consapevolezza dell’utente è già ad un livello tale che questa strategia attiva la consapevolezza personale nell’utente.
Strategie da evitare
Sfidare a catena le incongruità che si notano, perché l’utente si sentirà osservato, scrutato, esaminato, giudicato con conseguente chiusura e riduzione del livello di collaborazione.
2. I Messaggi misti
Può essere utile prendere consapevolezza dei messaggi misti verbali e non verbali anche se non sono contraddittori, perché possono riflettere modi di porsi di fronte alla vita.
3. Silenzi e messaggi non verbali
Anche se il silenzio può significare rispettosa attesa in alcune situazioni e in alcune culture, il più delle volte ha altri significati. In particolare impaccio, riflessione, confusione, rabbia, preoccupazione, tranquillità.
Durante i silenzi le espressioni non verbali sono particolarmente importanti perché aiutano a decifrare cosa effettivamente sta succedendo.
Modi comuni di intervento sono:
- Dare adeguato tempo perché l’utente esca dal silenzio
- Descrivere all’utente cosa si osserva durante e poco prima del silenzio
- Chiedere direttamente cosa significa il silenzio
4. Cambiamento del contenuto del colloqui
Tipici segnali che suggeriscono interventi che cambiano direzione al colloquio sono:
- logorrea inconcludente
- continuo cambiamento di focalizzazione da parte dell’utente
- segnali indicanti elevati livelli emotivi che interferiscono col fluire del discorso su un argomento concordato o proposto
5. Cambiamenti nel comportamento non verbale
Può essere importante far riflettere l’utente su cambiamenti nel comportamento non verbale in quanto possono essere segnali importanti di ristrutturazione di processi sui quali si è focalizzato il colloquio, tenendo presenti soprattutto tre condizioni:
- tempestività del confronto nel senso di farlo mentre il comportamento è in atto e non come racconto di qualche cosa avvenuto nel passato.
- Rispetto del livello di generalità del cambiamento osservato in riferimento al quadro di focalizzazione.
- Scelta adatta del momento nel quale esplicitare il comportamento non verbale cambiato.
Il comportamento non verbale del Counsellor
Molto di quanto è stato detto vale anche per il Counsellor: i suoi comportamenti non verbali possono provocare nell’utente reazioni costruttive o controproducenti per la relazione di aiuto.
Aiutano a fornire contesti costruttivi soprattutto:
1. La sensibilità. Sembra che gli operatori esperti siano più efficaci nel trasmettere e nel leggere messaggi non verbali.
2. La congruenza. Possono avere un effetto negativo e provocare confusione i messaggi misti nel Counsellor. Nell’utente vi è la tendenza di far uso del messaggio non verbale quando l’operatore comunica in modo incongruente.
Effetti opposti di natura positiva si riscontrano se i messaggi verbali e non verbali sono congruenti. La congruenza dei messaggi è facilitata se il Counsellor ha buon contatto con sé e si è preso cura seriamente delle proprie conflittualità.
3. La sincronicità. Per sincronicità si intende l’allineamento del comportamento non verbale del Counsellor con quello dell’utente in modo che si attui un fluire armonioso tra l’espressione non verbale di tutti e due; ciò aiuta a creare rapporto e potenzia la compresione empatica.