Un ringraziamento speciale
Quando nel lontano 2003 ho conosciuto Maurizio, durante il mio tirocinio formativo presso il Servizio Tossicodipendenze di Piazza Armerina, ho capito subito che sarebbe stato uno di quegli incontri benedetti, destinati a lasciare un segno profondo nella mia vita personale e professionale.
Il suo modo schivo, silenzioso, di poche parole ma di grande presenza, destava in me curiosità. Io ero affamato di esperienze nuove, e lui sembrava conoscere una lingua che ancora non parlavo.
Durante quei mesi seguivo le sedute che la psicologa del SERT conduceva con i pazienti, cercando di capire i meccanismi del colloquio, del set e del setting. Intuivo che, una volta espresse, le emozioni dei pazienti restavano sospese nell’aria, come se non ci fosse un luogo dove farle atterrare.
Fu in quel momento che Maurizio mi propose un viaggio.
«Andiamo a Roma», mi disse un mattino.
«A Roma? A fare che?» chiesi.
Non mi spiegò molto. Solo che mi aveva iscritto a un seminario intensivo, che avrei dovuto portare vestiti comodi e fidarmi.
E io di lui mi fidavo. Aveva quella calma che non promette, ma mantiene. Così partimmo. Non ricordo quasi nulla del viaggio in sé, ma ricordo nitidamente quella grande stanza, le venti persone disposte in cerchio, la musica, il respiro. Gli uomini eravamo pochissimi. Si lavorava con il corpo, con la voce, con il respiro.
Avevo sempre fatto sport, ma non avevo mai percepito quanto potesse essere faticoso — e trasformante — respirare davvero. Dopo qualche tempo, le percezioni si fecero più intense, il corpo si sciolse, la mente si fece leggera. Guardavo le mie mani e mi sembravano diverse, come se appartenessero a un altro. In quella confusione di sensi, rotto un paio di occhiali, vidi il mondo sfocato ma incredibilmente vivo.
Ricordo il contatto con gli altri corpi: mani, piedi, respiri che si intrecciavano, sguardi che dicevano più di mille parole. Non so più quanti esercizi facemmo né come, ma ricordo con precisione la sensazione di aver attraversato una soglia. Da quella soglia, non sono più tornato indietro.
Il viaggio di ritorno fu un’esplosione di euforia. Avevo sentito qualcosa che parlava alla parte più vera di me, e sapevo che avrei continuato a cercarla.
Da allora la mia formazione, e la mia vita intera, si sono orientate verso lo studio e la pratica delle tecniche di respirazione, della Bioenergetica, della meditazione. Ho conseguito il titolo di Counselor a mediazione corporea e di conduttore di classi di esercizi bioenergetici nel primo corso siciliano della S.I.A.B., guidato da Maurizio D’Agostino e Lidia Geloso, ai quali sarò sempre grato.
Se oggi sono la persona che sono, lo devo anche a quel giorno di tanti anni fa, a quel viaggio verso Roma, e a chi mi ha insegnato a respirare non solo con i polmoni, ma con la vita intera.
Sono felice di avere incontrato Maurizio nella mia vita, un professionista appassionato e innamorato del proprio lavoro, un visionario con il bellissimo progetto di creare un ecovillaggio, una persona che sapeva trasmettere tanto e dava tanto.
Sono felice di aver respirato con Te!
Giulio
Il Jacaranda Center
Di seguito voglio ricordare il progetto dell’ecovillaggio Jacaranda Center che il dr. Maurizio D’Agostino stava realizzando a Valverde (CT) in Sicilia.
In memoria di Maurizio D’Agostino
Jacaranda Center è un grounding institute le cui attività terapeutiche principali sono: psicoterapia, bioenergetica, counseling, rebirthing, vivation.
E’ qualcosa di simile ad un ecovillaggio terapeutico meditativo, le cui parole chiave sono: terapia spiritualità arte agricoltura impegno sociale.
Il simbolo del centro è la Jacaranda, un albero dal fiore blu simbolo di rinascita.
Jacaranda Center è un progetto nato con lo scopo di creare una comunità locale basata sulla vita e sul lavoro a contatto ed in armonia con la natura. La realizzazione del progetto si concretizzerà in una o più strutture immerse nel verde in grado di ospitare tutti coloro che vivono e lavorano allo sviluppo di un’attività diversificata.
Essa comprende la coltivazione della terra, applicando i principi della permacultura e la riscoperta delle coltivazioni autoctone, la lavorazione delle materie prime prodotte, la riscoperta degli antichi mestieri e quant’altro il luogo e la natura presente hanno da offrire.