
Non dirmi a domani
Giulio Santoro
Anno di pubblicazione: 2025
“Il coraggio mancato e la scelta di non accadere”
Ci sono storie d’amore che non accadono mai, eppure restano più vive di quelle che abbiamo vissuto.
È una verità che, da psicologo, vedo continuamente: non sono i ricordi felici a ossessionarci, ma quelli interrotti. Ciò che non ha avuto un compimento rimane intatto nella mente, immune al logorìo del tempo, protetto dall’usura della realtà.
Viviamo in una società che sembra aver imparato a proteggere il desiderio più di quanto sappia viverlo.
Ci avviciniamo, ci sfioriamo, ma ci fermiamo un passo prima dell’impatto.
Non è soltanto paura di soffrire: è una strategia, spesso inconscia, per conservare la perfezione di ciò che amiamo. Nel sogno, nella distanza, nell’attesa, l’altro non invecchia, non si contraddice, non ci delude.
È l’illusione di poter trattenere il bello per sempre.
Questo meccanismo ha un nome nella psicologia delle relazioni: evitamento dell’intimità reale. È un movimento ambiguo: sembra rinuncia, ma in realtà è una forma di possesso assoluto. Nella fantasia, l’amore resta nostro, non lo dobbiamo condividere con il mondo, né sottoporre alle sue leggi di cambiamento.
non dirmi a domani nasce esattamente qui, in questa zona sospesa tra la realtà e il sogno.
Non è un libro sull’amore compiuto, ma sull’amore custodito.
Ogni poesia è come una stanza che non si è mai abitata, ma in cui sono già appoggiati i mobili, i vestiti, i ricordi che non abbiamo mai vissuto.
Si sente il profumo di un caffè versato, si vedono le fedi tolte da un dito, si percepisce il freddo di un mattino che non trova rimedio.
Il linguaggio alterna la delicatezza lirica alla concretezza quotidiana: un verso può aprirsi su un’immagine di nebbia o di aurora e, subito dopo, inciampare nell’odore di fritto o nel gocciolare di un condizionatore.
Questa frattura non è casuale: è lo specchio della contraddizione emotiva di chi vive a metà strada tra il desiderio e la rinuncia.
Quello che mi interessa, e che credo arrivi forte in queste pagine, è che non c’è un giudizio morale.
Il coraggio mancato non è condannato: è quasi celebrato come custode di un amore impossibile che, proprio perché non consumato, resta eterno.
Ci ha fregato il tempo? No, ci ha fregato il coraggio. E meno male, verrebbe da dire, perché così ciò che è rimasto è perfetto, irripetibile, inviolabile.
Leggere non dirmi a domani significa accettare di muoversi in questo spazio ambiguo, in cui la vicinanza non diventa mai possesso e l’assenza non diventa mai perdita.
Significa riconoscere che, forse, tutti abbiamo un “non dirmi a domani” nella nostra vita: un incontro che non abbiamo voluto rovinare con la realtà, un bacio che non abbiamo dato, una frase che abbiamo trattenuto.
E allora questo libro diventa anche una domanda:
È davvero mancanza di coraggio?
O è un altro modo di amare, in cui la distanza non è vuoto ma preservazione?