La poesia non è un ornamento della mia vita professionale: è un suo prolungamento.
Le parole che abitano i miei libri nascono dagli stessi territori in cui lavoro ogni giorno come psicologo: il desiderio, la solitudine, il corpo, la memoria, le fratture dell’identità, i silenzi e le invocazioni.
Ogni verso tenta di fermare un dettaglio, un gesto minimo, un frammento quotidiano, per poi lasciarlo aprire verso ciò che riguarda tutti: le nostre ferite, le nostre attese, la possibilità di trasformazione.
Queste raccolte non sono quindi una semplice “vetrina”, ma un invito a leggere l’animo umano da un’altra angolatura: quella della parola poetica, che non dà risposte, ma apre varchi. Dentro quei testi c’è la stessa tensione che abita la stanza di terapia: il bisogno di dire, di capire, di restare in ascolto.
2025
Non dirmi a domani
La nuova silloge di Giulio Santoro non è una semplice raccolta di poesie ma il racconto autobiografico (seppure fittizio), in forma di lirica, di una storia d’amore romanticamente impossibile; una sorta di Vita Nuova dei nostri giorni in cui la relazione non è reale ma vissuta nell’interiorità dell’autore, nella dimensione onirica del sogno.
Già dal primo componimento il lessico scelto è un evidente indizio dell’irrealizzabilità di questo amore che appare come “una memoria in bianco e nero / di un noi sbiadito e inopportuno / una nebbia che non permane” e che per esistere non può che essere trasfigurato nell’immaginazione che “a colori tutto poi inventa”.
Non troverete soltanto Giulio Santoro in questo libro, ma diversi personaggi a cui il poeta presta la sua voce, le sue parole, i suoi stilemi.
Potremmo infatti paragonarlo ad una raccolta di monologhi teatrali, che attraversando il tempo, lo spazio e i generi, ci restituisce un’immagine poliedrica di un’umanità talvolta alla deriva, talaltra eroica, ribelle o melanconica.
Qual è il fil rouge che le accomuna allora? L’interpretazione dell’autore-attore che filtra le emozioni, i sogni, le delusioni e le tragedie dei suoi eroi attraverso la sua visione del mondo e della poesia, fatta di concretezza, essenzialità, della ricerca di un suono, un’immagine, una parola che possa da sola trasmetterci il senso del tutto.